Eccola, tutta la vita. Dolce come il sole, impetuosa come il mare, avventurosa come ogni fiaba e commovente più che mai, perché la bellezza del sacrificio travolge anche gli animi più freddi. Nostalgica certo, dato che a raccontarcela è un uomo d'ottantanni ormai al tramonto della sua esistenza. E di quanti attimi è fatta tale nostalgia! L'infanzia difficile d'un orfano che ogni giorno "gira lo spiedo"; la scoperta improvvisa del mare, la commozione antica di non disporre ancora d'alcuna parola per nominarlo; lo scoppio d'una Rivoluzione che sconvolse la vita di tutti; l'ipocrisia di Napoleone; e gli amici che si battono e muoiono per la libertà; e Venezia e la sua caduta silenziosa, patria natia dell'uomo di cui stiamo parlando, il nostro tanto umano Carlino; e la nascita della sua seconda patria, l'Italia, per la quale ha dato tutto se stesso. Credetemi, le Confessioni d'un italiano non è solo il racconto immane d'ottantanni di storia italiana, ma è soprattutto la storia di un uomo - e del suo amore per una donna che egli conosce fin da quando era bambino. Quell'unica donna che Carlino amerà per tutta la sua esistenza può all'inizio apparire frivola e capricciosa - ma aspettate d'andare avanti con la lettura prima d'esprimere un giudizio: v'assicuro che scoprirete tutta la grandezza, la bontà, l'incommensurabile spirito di sacrificio della Pisana! Verso la fine poi sarà impossibile trattenere le lacrime... ma non posso anticipare niente, e anche le emozioni che si provano son così forti che mi è difficilissimo descriverle in questa misera recensione. Perché qua, in questo vertice assoluto del romanzo ottocentesco (per capirci: gli altri sono Melville, Balzac e Dostoevskij), per quanto assurdo possa sembrarvi, qua c'è tutta la vita: Carlino è il mio specchio, in lui ho riscoperto parti di me stesso che avevo dimenticato o celato, momenti che ho vissuto e rimpianti per tutto ciò che non ho mai realizzato. Queste son le Confessioni di Carlino. E sono anche le mie.
