Il consiglio d'Egitto - Leonardo Sciascia - copertina
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Letteratura: Italia
Il consiglio d'Egitto
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Descrizione


Abdallah Mohamed ben Olman, ambasciatore del Marocco, si trova a Palermo nel dicembre 1782 per via di una tempesta che ha fatto naufragare la sua nave sulle coste siciliane. È questo il caso che fa nascere, nella mente dell'abate Velia, maltese e incaricato di mostrare all'ambasciatore le bellezze di Palermo, un disegno audacissimo: far passare il manoscritto arabo di una qualsiasi vita del profeta, conservato nell'isola, per uno sconvolgente testo politico, Il Consiglio d'Egitto, che permetterebbe l'abolizione di tutti i privilegi feudali e potrebbe perciò valere da scintilla per un complotto rivoluzionario. Apparso nel 1963, Il Consiglio d'Egitto è in certo modo l'archetipo, e il più celebrato, dei romanzi-apologhi di Sciascia, dove lo sfondo storico della vicenda si anima fino a diventare una scena allegorica, che in questo caso accenna alla storia tutta della Sicilia.

Dettagli

28 ottobre 2009
170 p., Brossura
9788845924477

Valutazioni e recensioni

  • Mattia98
    Magnetico

    Tra i lavori più ispirati del maestro di Racalmuto, questo breve romanzo affronta i temi più cari allo Sciascia "cacciatore di storie patrie". Falsificazioni, vanagloria, ipocrisia e opportunismo politico in una Sicilia elevata a metafora della condizione umana. Ogni pagina è un inno alla bella scrittura.

  • AlbertoD

    Il "Consiglio d’Egitto" è la ricostruzione romanzata di due fatti realmente avvenuti nella Palermo di fine Settecento: l’opera di falsificazione di antichi codici arabi (la cosiddetta "minzogna saracina") da parte del monaco Giuseppe Vella; e la congiura giacobina di Francesco Paolo Di Blasi, avvocato riformista ed illuminista. Le due vicende si intrecciano sullo sfondo di una Sicilia il cui contesto sociale stesso si fonda sulla falsificazione (“E la nostra società, che è di per sé impostura, impostura giuridica, letteraria, umana… Umana, sì: addirittura dell’esistenza, direi…”), e in cui pertanto l’impostura del monaco Vella appare come atto naturale ed inevitabile (“In realtà, se in Sicilia la cultura non fosse, più o meno coscientemente, impostura; se non strumento in mano del potere baronale, e quindi finzione, continua finzione e falsificazione della realtà, della storia… Ebbene, io vi dico che l’avventura dell’abate Vella sarebbe stata impossibile…”). E in una società dominata dal potere mondano di baroni e principi, che appunto con la falsità e la mistificazione storica legittimano il proprio potere, la più grande illusione si rivelerà proprio quella di chi, come Di Blasi, pensa di poter riformare le istituzioni del regno ed abbattere i privilegi dell’aristocrazia, sostituendoli con uno stato di diritto. Saranno pure passati secoli e mutati gli attori, ma il retroterra culturale e sociale non sembrano poi cambiati così tanto. La solita penna secca, colta, ironica. Il ricorso alla storia per veicolare un messaggio fortemente attuale. Un altro bel romanzo di Sciascia.

  • La maestria di Sciascia nel raccontare e nel descrivere personaggi non ha bisogno di inutili descrizioni: basta dire che ognuno di noi deve leggere almeno uno dei suoi libri. Fatta questa premessa, questo racconto offre interessanti punti di riflessione su come, nel passato, fosse facile compromettere (o addirittura creare!) l'autenticità di testi antichi per piegarla alle necessità dei generosi (nell'apparenza) ed interessati (nella sostanza) mecenati che finanziavano la loro "restaurazione". È facile rivedere nella trama alcune caratteristiche dei mezzi di comunicazione e di diffusione culturale attuali: l'apparenza conta più della sostanza e la divulgazione della storia (sia quella con la S maiuscola sia quella più spicciola) non è che uno dei tanti strumenti a disposizione di chi ha il potere per influenzare la massa. CONSIGLIO: una lettura gradevole e stimolante che fornisce utili spunti di riflessione. Assolutamente consigliato.

Conosci l'autore

Foto di Leonardo Sciascia

Leonardo Sciascia

1921, Racalmuto

Leonardo Sciascia è stato uno scrittore e uomo politico italiano. Esordisce sotto il segno di una prosa poetica (Favole della dittatura, 1950; La Sicilia, il suo cuore, 1952) che lascia però presto il passo ad una vena che si rivelerà per lui più feconda. A dire dello stesso Sciascia, la sua cifra più autentica affonda infatti le radici in «una materia saggistica che assume i modi del racconto». Questa direzione è subito evidente fin da Le parrocchie di Regalpetra (1956) e Gli zii di Sicilia (1958), che mostrano come gli spunti di cronaca isolana si sappiano fare pretesto e cornice per indagare sul costume sociale e le sue degenerazioni.Esempi ancor più compiuti in tal senso saranno Il giorno della civetta (1961) e A ciascuno...

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