Ho letto questo ottimo testo di Celli e sono stato invogliato a cercarne altri dell stesso autore. Mi sono chiesto com'è possibile che un top-manager come Celli possa vedere tanto marcio in una classe dirigente che ha sempre coperto anche lui. Poi mi sono dato una risposta: "Probabilmente è semplicemente uno dei pochi ai vertici che hanno il coraggio di riconoscere come stanno davvero le cose". Io è da anni che vedo le cose che Celli descrive. Managers da "Power-Point" e da "Salotto". Manager che non prendono alcun rischio, che non vogliono oneri ma che stanno ben attenti ad accaparrarsi tutti gli onori. Manager incapaci di dire "no" a chi gli sta sopra, ma sempre pronti a negare i "si" a chi gli sta sotto. Manager che si nascondono su strutture divide-et-impera., ecc... ecc... ecc... Grazie Pier Luigi. Ce ne fossero di top-manager con tanta onestà intellettuale.
"Coraggio, don Abbondio" non è un libro facile da definire, meno ancora da incasellare in un genere, in una categoria editoriale, o in una ideale sezione della libreria. Si potrebbe dire: una raccolta di racconti e di brevi saggi, di "scritti vari", come si usava chiamarli un tempo. In realtà, è qualcosa di più e di meglio. Piuttosto, una serie ragionata di sketch letterari (a volte anche in forma dichiaratamente teatrale, come in "Bona e Bella, sorelle gemelle", o quasi poetica, come negli "Spilli"). Un vero e proprio patchwork di testi, in cui, un po' provocatoriamente, a una prima parte di racconti sul filo dell'umorismo se ne giustappone una seconda di saggi serissimi sui temi del management. Storie di direttori (di giornali, o di aziende pubbliche e private: non fa molta differenza) in disgrazia, che cercano con ogni mezzo e ogni umiliazione di salvare la testa dal ceppo dell'inevitabile taglio. Storie di generali (di qualsiasi Arma: non fa molta differenza) dalla carriera perfettamente burocratica - come un pugile che fosse diventato campione europeo senza essere mai salito sul ring. Classe dirigente italica allo stato puro (anche la madre Badessa de "Il cuore della Superiora lo è"), con le sue poche virtù e i suoi numerosissimi vizi. Tutti raffigurati, però, nel momento in cui la parabola comincia a discendere, all'inizio della caduta. Smarriti, impauriti, angosciati.
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Anno edizione:2009
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In commercio dal:3 dicembre 2009
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MIRCO GRASSILLI 06 marzo 2010
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