Cosmo ferito. Poemetto in semiprosa
"... immagini, suoni e colori di bambini soltanto veduti, ascoltati, per la strada o nei giardini, e datori solo di gioia, di tenerezza anche commossa; garanti, nella loro ‘estraneità’, che non dovessi patire in loro perdita e lacerazione. Fui pienamente libera di amarli perché totalmente estranea... Volta a garantire, come già in Repertorio d’infinito (2006), il carattere di evidenza realistica preteso da una poetica incardinata sul dramma dell’io vivente e vedente, l’Autrice opera, nel Poemetto, una decisa svolta nella scelta dei ‘materiali’ sottoposti a indagine. Lì le cose, la natura, i prodotti senz’anima della civiltà consumistica (cui però un’anima si accredita anche per il solo fatto di esistere); qui il mondo innocente e sublime dell’infanzia, religiosamente illuminato da due rimandi culturali: il primo all’esperienza di Gesù e del Sinite parvulos; l’altro a Bernanos, di cui si rileva l’aforistico adagio, tutto cristiano, dell’infanzia come «sale della vita».
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Anno edizione:2025
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