Mai come in questi ultimi anni i media hanno influenzato l'opinione pubblica sulla questione "crimini". In egual misura l'opinione pubblica ha influenzato il processo penale. Se il pubblico decide che AnnaMaria Franzoni è colpevole, allora lo è. Lo stesso vale per Amanda Knox, Raffaele Sollecito, Alberto Stasi, Cosima e Sabrina Miserri. Più che influenzare, l'opinione pubblica sembra determinare la colpevolezza. Era necessario che un esperto facesse chiarezza su questo fenomeno. E l'autore di questo saggio, Alessandro Meluzzi, descrive bene questo trend, oltre a dedicare alcuni capitoli ad argomenti molto "caldi" degli ultimi anni. Femminicidio e Stalking, in primis. Ottimo lavoro!
Crimini e mass media. Distorsioni e suggestioni di stampa e tv nei grandi casi di cronaca nera
Questo saggio è una bussola che non deve mancare in qualunque famiglia abbia una televisione. Perché l’informazione deve essere libera ma ciascuno deve avere gli essenziali e necessari antidoti per non restarne a sua volta vittima. Il grande psichiatra, criminologo e diacono cattolico Alessandro Meluzzi, colonna portante della trasmissione televisiva “Quarto grado”, sostiene che la forza delle immagini, della comunicazione, è utile. Anche nei più efferati casi di cronaca nera. Pensare di fermare le immagini è una censura inaccettabile e ciascuno ha il diritto di formarsi una propria opinione. Ma ci sono le distorsioni della stampa e della tv, e i pericoli che ne derivano sono tanti e possono essere gravi, persino nell’emissione di una sentenza in tribunale. Perché anche i giudici guardano la televisione… “La forza delle immagini, della comunicazione, è comunque qualcosa di utile. È una tra le ragioni per la quale sono contrario sempre a ogni forma di censura. Pensare di fermare le immagini è come pensare di fermare il vento con le dita”. (Alessandro Meluzzi) “Come nell’arena il pubblico ha sete di sangue, allo stesso modo, di fronte ai presunti colpevoli di un omicidio, l’opinione pubblica ha sete di condanna e carcere”. (Emma D’Aquino) “Credo che questo saggio di Alessandro Meluzzi, così dotto e profondo nel discutere tutto ciò che gravita intorno a crimini e media, ci permetta di riflettere sulla necessità di ritoccare i registri dell’informazione e della comunicazione, e di riappropriarci di alcuni valori morali e deontologici troppo spesso sotterrati”. (Luciano Garofano)
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Andrea Grippo 16 aprile 2014
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