Cristina di Svezia nella Roma barocca. «Et in Arcadia ego»
L'arrivo a Roma della regina Cristina di Svezia nel 1655 — vi rimarrà in seguito fino alla sua morte, nel 1689 — segna il fiorire di un periodo fecondo per il pensiero tradizionale. Siamo in quel tempo in cui sparirono i Rosa+Croce, ed in cui quindi sembrava scendere sull'Occidente un'oscura nube che precludesse la Luce dello Spirito. Ma la Tradizione diede un "contraccolpo", così come avvenne al cadere di altre epoche buie. Ricordiamo l'insegnamento di Pitagora, quando la mitologia divenne incomprensibile e anche gli Orfici cominciarono a svanire; ricordiamo la Divina Commedia, dopo il rogo dei Templari; e, infine, ricordiamo l'opera di Marsilio Ficino all'offuscarsi dell'età moderna. Proprio a Roma, rimane, quale concreta testimonianza del fervore di quel clima esoterico, un monumento famoso, la «Porta Magica (o Alchemica)» di piazza Vittorio. Esso non solo costituisce una cospicua testimonianza della ricerca spirituale, ma soprattutto un vero e proprio "manuale" a beneficio delle generazioni future. Cinque autori, di diversa formazione culturale, riuniscono in questo libretto alcune loro considerazioni convergenti su aspetti cruciali correlati alla vicenda culturale romana della regina svedese, che abdicò al suo trono, si convertì al Cattolicesimo e propugnò un "cenacolo" alchemico-ermetico che svolse funzione di propulsore per la successiva Accademia dell'Arcadia.
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Anno edizione:2017
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