Diario di un contadino alla «grande guerra»
Giuseppe Capacci era uno dei tanti contadini italiani finito suo malgrado negli ingranaggi della poderosa macchina da guerra del primo conflitto mondiale senza che fosse riuscito a darsene una spiegazione plausibile, come la stragrande maggioranza dei suoi commilitoni del resto che in numero considerevole vi avrebbero perso pure la vita. Scorrendo le pagine del suo "Diario", non si può non rimanere affascinati dalla sua straordinaria capacità di descrivere fatti, personaggi, stati d'animo; dal suo non comune spirito di osservazione; dalle improvvise e frequenti illuminazioni di poesia che rappresentano una costante di tutta l'opera. Non aveva certo voluto la guerra - come scrive qui, in una nota critica, Antonio Gibelli - e di essa, che si presenta come una sequenza casuale di assalti e ritirate, di attese e spostamenti, di cui è impossibile cogliere il senso, benché ne sia a ogni ora evidente l'esito distruttivo, gli sfugge la logica complessiva.
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Anno edizione:2014
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