Opera straordinaria di un professore straordinario. 150 pagine densissime di analisi lucida e appassionata della contemporaneità attraverso un linguaggio tagliente ma non per questo freddo, colto ma mai affettato. È un libro di un'urgenza indicibile, perché mai come adesso il vuoto della teoria critica e della passione s'è fatto così tristemente evidente. Per quei "compagni per caso" che ancora non siano assuefatti, per quelle giovani menti non ancora rassegnate, quest'opera è un punto di riferimento, un àncora da conservare sul comodino o sotto il cuscino, per ricordarsi di quanto è bello e importante saper dire ogni giorno di no, in vista di un sì migliore.
Direi di no. Desideri di migliori libertà
Vorremmo cambiare le cose, opporci al corso del mondo, ma non lo facciamo mai, perché sarebbe vano. Ma la filosofia può tornare a pensare le occasioni in cui dire di no è non solo necessario, ma anche possibile.
Sapremmo fare la cosa giusta, ma ci rinunciamo. Facciamo cose sbagliate, sapendo che potremmo anche evitarle. Perché resistere, pensiamo, non serve a niente. Perché la nostra passione più feroce mira alla tranquillità, non alla libertà. Perché dopotutto esiste anche una vaga felicità capitalistica. Perché conosciamo i piaceri rassicuranti della servitù volontaria.
Soprattutto, siamo diventati incapaci di un gesto elementare: dire di no. Dire di no era un tempo un gesto familiare. Dire di no è stato per lungo tempo l'arma più potente di chi desiderava la libertà. Una libertà migliore di quella che il presente gli offriva. Migliore, da molti punti di vista, di quella che ci impone oggi un capitalismo che ha l'aria di essere l'orizzonte unico, tutto sommato soddisfacente, in ogni caso privo di alternative.
In quale misura è stato possibile dire di no? In che misura potrebbe tornare a esserlo? Questa la domanda che assilla le riflessioni di Enrico Donaggio.
Questo libro ci offre una serie di incursioni nei simboli e negli stati d'animo del disincanto e della rassegnazione, ma anche un'imprevedibile mappa psicopolitica della critica e della resistenza possibile. Scovare le nostre complicità nascoste, abolire l'autosfruttamento quotidiano, disdire l'abituale eccesso di zelo: a questo servono le pagine di questo libro. Se qualcosa del genere fosse di nuovo possibile, sotto la pelle del mostro che siamo diventati vedremmo fiorire il lampo di una nuova passione per la libertà, il senso di una nuova vicinanza ai nostri ignoti compagni di strada.
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Anno edizione:2016
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Nicola Zetti 04 marzo 2017
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