(Mosca 1792 - Baden-Baden 1878) poeta e critico russo. Protetto da N.M. Karamzin, V. si avvicinò molto presto agli ambienti decabristi, manifestando palese intolleranza per l’autocrazia zarista: per questo fu escluso da ogni impiego statale e visse in disparte. Ma a partire dal 1830 attuò un graduale ritorno all’ordine e prestò servizio prima al ministero delle Finanze, poi a quello dell’Istruzione nel settore della censura. Trascorse gli ultimi quindici anni della sua vita all’estero.I suoi primi versi (Pietroburgo, 1818; Insoddisfazione, 1820) riflettono l’inquietudine, lo slancio verso la libertà e l’intolleranza verso l’assolutismo, tipici della letteratura decabrista. Accanto a Puškin condusse su giornali e riviste una battaglia contro il classicismo in difesa del movimento romantico e dell’indirizzo karamziniano nelle scelte linguistiche. A partire dagli anni Quaranta divenne apertamente reazionario e sostenitore dell’autocrazia zarista, attaccando V.G. Belinskij (Sguardo sulla nostra letteratura nel decennio dopo la morte di Puškin, 1847) e condannando la rivoluzione europea del 1848 (nel poema Santa Russia, 1848). Poeta di vasta cultura e grande varietà di stili, passò dall’ode celebrativa alle brevi composizioni satiriche, dalle liriche descrizioni della natura (Prima neve, 1818) ai versi di ispirazione sociale e politica.