Devo dire che inizialmente ho esitato ad acquistare questo libro, sia perché ero entrata in libreria cercando idee più â??leggereâ?? da portare in spiaggia, che perché non mi aspettavo che qualcuno potesse dire qualcosa di veramente nuovo su Shoah, memoria e antisemitismo. Mi sono poi fatta convincere dal libraio, che ne era entusiasta. Alla fine â??Lâ??ebreo in bilicoâ?? è riuscito a stupirmi ben al di là delle mie aspettative e mi ha colpita nel profondo. Lâ??autore infatti è riuscito a fondere perfettamente e con naturalezza il racconto emotivamente intenso e doloroso delle esperienze vissute in prima persona o dai genitori e nonni, insieme allâ??analisi razionale e approfondita dei vari tipi di antisemitismo moderno e del PTSD non solo dei sopravvissuti, ma dei loro discendenti. Si intuisce chiaramente quanto sia stato duro per lui, quasi una violenza contro la propria natura, denudare la propria anima di fronte al lettore raccontando la propria storia personale e familiare assolutamente non per vanità , ma per un senso di dovere nei confronti di generazioni passate e future. Questo è quindi un libro non solo brillante, ma importante, che lascia un segno nellâ??anima e che quindi mi sento assolutamente di consigliare a tutti per approfondire la propria comprensione dei temi trattati, e in particolare agli insegnanti, come strumento didattico nelle scuole superiori.
L' ebreo in bilico. I conti con la memoria fra Shoah e antisemitismo
«Si può scrivere per la fama, e si può scrivere per l'Arte. Si può scrivere per la scienza o per dar voce allo spirito. Si scrive per affermare di esistere o per un bisogno istintivo di comunicare. Ogni scrittura ha un suo motivo, e in ogni scrittura c'è dell'autobiografia, di contenuti o di stile. Ma si può scrivere anche a nome di qualcun altro, per rispondere all'aspettativa di chi mai ha avuto l'ardire di esprimersi, per appagare un bisogno da anni represso, per rispondere con imperdonabile ritardo alla frustrazione di coloro ai quali la storia non ha dato una voce. O hanno scelto loro sponte di non avere una voce, per pudore, per codardia, per non rinnovare il dolore, o per semplice umana vergogna. Si può scrivere, allora, per giustificarsi, a sé e agli altri, e per saldare un debito con la propria storia, con la propria ascendenza, con la memoria dei propri cari, e con la propria coscienza».
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Anno edizione:2021
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