Fiori d'equinozio

Yasujiro Ozu è l’esempio insuperato di come mettere in scena storie famigliari. Nel suo cinema vediamo perlopiù storie normali di famiglie giapponesi alle prese con gli ostacoli, piccoli o grandi, che la vita ci pone di fronte. “Fiori d’equinozio” è un film eccezionale. Qui vediamo l’ottusità di un padre che non vuole assolutamente il matrimonio della figlia con un tipo che ha conosciuto al lavoro: vuole proporre come le tradizioni impongono lui stesso un candidato ideale all’amata figlia, qualcosa che accade tutt’ora in alcune parti dell’India, ma non solo. La figlia con la semplicità di chi ordina la frutta al mercato, dice che alla felicità può pensarci solo lei. Ozu mette la telecamera in ginocchio come un ospite ai pranzi che i giapponesi organizzano sul tatami, ma mette il volto dei suoi personaggi al centro della scena per catturare le minime inflessioni delle espressioni dei giapponesi, solo superficialmente freddi. Pochi registi sanno come lui catturare quel momento in cui gli occhi si allargano e cominciano a diventare lucidi, mettendo in scena tutto un universo di emozioni che si scalda, fino ad arrivare allo spettatore.