Anche questo volume come il primo è teso ed avvincente. Le location cupe misteriose fanno da sfondo ad un buon thriller che non delude chi ha amato il primo romanzo di quest’ autore.
La forma del buio
Candidato al Premio Giorgio Scerbanenco 2017 per il miglior romanzo noir italiano
«Una tensione narrativa che pochi scrittori sono in grado di garantire» - La Repubblica
Roma è nelle mani di un assassino, un mostro capace di dare forma al buio. Una tenebra fatta di follia e terrore, che prende vita nel rito dell’uccisione. Le sue visioni si tramutano in realtà nei luoghi più sconosciuti ma pieni di bellezza della città, perché è una strana forma di arte plastica quella che il killer insegue. Lui si trasforma, e trasfigura le sue vittime in opere ispirate alla mitologia classica: il Laocoonte, la Sirena, il Minotauro… Sono però soltanto indizi senza un senso apparente, se non si è in grado di interpretarli. Di analizzare la scena del crimine. E tracciare un profilo. Ma il miglior profiler di Roma, il commissario Enrico Mancini, è lontano dall’essere l’uomo brillante e deciso di un tempo. E la squadra che lo ha sempre affiancato non sa come aiutarlo a riemergere dall’abisso. Mentre nuove «opere» di quello che la stampa ha già ribattezzato «lo Scultore» appaiono sui palcoscenici più disparati, dalla Galleria Borghese all’oscura, incantata Casina delle Civette a villa Torlonia, dallo zoo abbandonato all’intrico dell’antica rete fognaria romana, Mancini viene richiamato in servizio e messo di fronte a quella che si dimostra ben presto la sfida più terribile e complicata della sua carriera. O forse della sua stessa vita.
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Autore:
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Editore:
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Edizione:2
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Anno edizione:2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Fabio82 11 maggio 2022E’ così che si scrive parte seconda
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"È una lettura coinvolgente", questo è ciò che mi sento di dire subito per descrivere "La forma del buio" di Mirko Zilahy, un autore italiano che ritengo di tenere sotto osservazione. L'ho scoperto per caso ed è stata una piacevole scoperta. E' la sua seconda opera, il seguito di "E' così che si uccide" che purtroppo mi sono persa ma che leggerò sicuramente. Il romanzo è ben scritto, i dialoghi sono serrati e la tensione è sempre in scena. Lo stile di Zilahy è particolare, il linguaggio è elegante, preciso e ricercato nel descrivere ogni scena, dalla più macabra alla più "domestica", e nel rappresentare sia l'umanità e la normalità di alcuni personaggi, sia la follia e il buio che caratterizza il serial killer.
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Storia avvincente e di gran ritmo. Mi hanno colpito i personaggi tutti, in particolare il protagonista, Mancini... Non il solito "sbirro" accecato dal lavoro e dalla risoluzione del caso di turno, ma un uomo vero, con tutto il suo passato, le sue fobie, i suoi piccoli tic. Un Uomo in cui riconoscersi. Zilahy dà voce non solo ai più reconditi pensieri di ognuno di noi, ma ai luoghi, alle atmosfere. Pensavo che thriller significasse solo sangue che schizza da tutte le parti, Zilahy mi ha fatto capire che posso trovare la tensione anche solo "ascoltando" il ticchettio di un pendolo che, improvviso, si blocca. Grande!
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