Pregevole ricostruzione storico- romanzata di un genio tormentato della pittura, il testo “Il genio infelice “ di Carlo Vulpio ripercorre con precisione la vita di Antonio Ligabue. Vulpio rievoca, con il suo racconto, ciò che nell’immaginario popolare sono riusciti a trasmettere Flavio Bucci, nello sceneggiato Rai trasmesso negli anni Settanta e più recentemente Elio Germano sugli schermi cinematografici, vestendo entrambi i panni dell’artista in modo straordinario. La vicenda umana e artistica di Ligabue, un vero genio spesso paragonato a Van Gogh; un’anima solitaria e incompresa, fragile e visionaria, figlio naturale di una ragazza madre e di tre padri dai quali fuggire e distinguersi viene tratteggiata con una scrittura lineare e fresca. Nelle nebbie grigie e spesse della Bassa Padana Antonio, Toni al matt, riemerge con i suoi dipinti dai colori potenti e dalle figure immaginifiche di animali che rievocano ambienti esotici e lontani. La sua è una continua ricerca della felicità che la vita reale gli ha negato fin dal suo esordio costringendolo a un’esistenza raminga, fatta di espedienti per sopravvivere e di immaginarie esperienze che solo il suo genio artistico ha saputo declinare in quadri di superba vitalità nei quali realizzare i desideri. Carlo Vulpio in una cornice storica ben definita narra il romanzo di questo artista trasformandolo in un personaggio del quale ogni lettore riesce ad apprezzare le doti geniali senza giungere a comprenderle, poiché il genio si manifesta in modo improvviso e fulmineo, ma ne scopre appieno l’umanità che perennemente si dibatte in cerca di amicizia, di rispetto e di felicità.
Il genio infelice. Il romanzo della vita di Antonio Ligabue
In un periodo come quello che stiamo vivendo, che soffoca la fantasia e obbliga le persone a stili di vita e schemi mentali non scelti, o almeno non voluti, Il genio infelice racconta in forma di romanzo una storia tormentata ed esemplare, che è anche un potente manifesto libertario.
Se c’è un artista italiano che nel Novecento ha seguito una direzione ostinata e contraria, si chiama Antonio Ligabue (1899-1965). Nato a Zurigo da una ragazza madre di Belluno, figlio di tre padri e da ciascuno di essi abbandonato, fragile ma orgogliosamente solitario, autodidatta, geniale e visionario, Toni al mat – il matto, così veniva chiamato nella Bassa padana – è lo straordinario testimone di un secolo di distruzione e follia. Lui rappresenta ciò che vede, e vede ciò che sogna. Amplifica la realtà, immortalandola. La sua vita e le sue opere denunciano il folle ritiro dell’uomo dalla natura, che diventa un’estranea su cui esercitare il proprio dominio. Ligabue si ribella ai comandamenti di ordine e disciplina, mal tollera ogni conformismo, non per scelta ma assecondando un istinto primordiale che lo porta a trovare pace e meraviglia solo di fronte agli animali, reali o immaginari, anche trasfigurandoli, per rappresentare la ferocia degli uomini e la vita come un’eterna lotta di prevaricazione, non di sopravvivenza. In un periodo come quello che stiamo vivendo, che soffoca la fantasia e obbliga le persone a stili di vita e schemi mentali non scelti, o almeno non voluti, Il genio infelice racconta in forma di romanzo una storia tormentata ed esemplare, che è anche un potente manifesto libertario. Un inno alla creatività, alla natura e alla bellezza, mai come oggi così necessario.Venditore:
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Manuela Rosa Bertola 11 maggio 2020
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