Getz au Go Go
Utilizzando la crème dei tecnici del suono e l’ineguagliabile qualità della produzione affidata alla Quality Record Pressings, la nuova serie Acoustic Sounds è masterizzata a partire dai nastri originali, stampata su vinile da 180 grammi e confezionata in copertine gatefold (“a libro”) ad alta qualità, curate dalla Stoughton Printing Co., dove –come si usava nei dischi dell’epoca – il foglio di carta stampato è applicato sul cartone(e quindi non è quest’ultimo ad essere inchiostrato direttamente). Il tutto sotto lasupervisione di Chad Kassem, CEO di Acoustic Sounds, la società più affermata nelcampo delle pubblicazioni per audiofili. Pubblicazione selezionate dallo straordinariocatalogo Verve/UMe. Per iniziare, la serie si concentrerà su alcuni degli album dimaggiore successo degli anni ’50/’60: questa volta tocca alla prova del fuoco di StanGetz dal vivo alle prese con il repertorio brasiliano insieme con Astrud Gilberto.
Nel 1964, dopo due mesi dal trionfale ingresso nella TOP 5 di ‘The Girl From Ipanema’ cantata da Astrud Gilberto (ed era già iniziata l’era dei Beatles!), il grande sassofonista Stan Getz riproponeva dal vivo la formula jazz+bossa nova. Fino a quel momento il successo era arrivato, massiccio e forse inaspettato, grazie ad incisioni in studio, dove l’atmosfera rarefatta ed i bassi volumi erano congeniali a quel tipo di musica: come sarebbe stato tentare una sortita live? Quali le esigenze per dominare un palco? Questo album è la risposta. Frutto della selezione di due show performance catturate dal vivo al Café Au Go Go nel Greenwich Village di New York (per questo motivo troviamo due differenti tandem ritmici contrabbasso-batteria: ora Chuck Israels + Joe Hunt, ora Gene Cherico + Helcio Milito), l’album mostra chiaramente una tendenza musicalmente più “statunitense” nel sound, in cui la stessa Astrud Gilberto – presente in sei brani su dieci – canta in modo più jazzistico. Per non parlare di alcuni brani strumentali, che di brasiliano non hanno nulla. La band, del resto, è completata da un maestro del bop come Kenny Burrell (chiarrista peraltro eclettico, e capace di passare con estrema disinvoltura alla chitarra classica, con corde di nylon) e da un giovane di strabilianti doti: il vibrafonista Gary Burton, qui quasi in veste di controfigura del collega Cal Tjader (che lo aveva preceduto nei gruppi di Getz), e che molto avrebbe fatto parlare di sé negli anni a seguire.
Disco 1
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