Comprato per la curiosità di leggere qualcosa appartenente alla letteratura ungherese. All'inizio ero affascinata dal magico mondo fatto di morti che resuscitano, di duelli, di donne fedifraghe che tradiscono don giovanni incalliti... ma mi son stufata presto. La trama è scarna e "fuori moda", ma la prosa è piena di fantasiose similitudini. Ne riporto qualcuna presa a caso: La luna splendeva come un giullare a carnevale. La notte si dilegua come un anatema dissolto. La sedia zoppicava come un nonno maldestro. Aveva gli occhi tristi come quelli di un'ombra. La voce addolorata sembrava un violoncello che risuoni da dietro una quinta. Le tue parole hanno per me il suono della musica dei negri... Nella piantagione di canna da zucchero si tiene un matrimonio e gli schiavi con le armoniche a bocca suonano la loro musica violenta come l'uragano, fino al momento in cui tutti perdono il senno... Altre volte sei una canzone popolare, in riva al Tibisco, al chiaro di luna in un villaggio di pescatori, che parla di cuori infranti e di suicidio... Sei il valzer di mio nonno, la domenica pomeriggio al pianoforte di casa mia... Uno squittio di topi o la musica del circo. Sei un urlo infinito che sprigiona dal manicomio... Sei l'amore. ecc, ecc, ecc
