Grazia Deledda. La scrittura dell'eccesso
Ad onta dell'essere stata l'unica scrittrice italiana insignita del più internazionale dei riconoscimenti, il Nobel, e della circostanza che la maggior parte della sua vita si sia svolta lontano dalla sua regione d'origine, Grazia Deledda, almeno presso gran parte del pubblico, è stata come esiliata entro i confini di un presunto verismo quando non ritenuta addirittura un'autrice locale, quindi minore. La scarsa conoscenza d'una Sardegna fortemente caratterizzata per la sua insularità, le sue lingue, le sue culture ha poi certo contribuito a far intendere i suoi romanzi in chiave quasi etnografica, più che letteraria. Ma i violenti contrasti che caratterizzano i personaggi e le situazioni deleddiane di etnograficamente sardo hanno ben poco, anzi provengono, come ci dice Pasqualina Deriu seguendo l'impostazione di Peter Brooks, dall'utilizzo d'un canone artistico di derivazione francese, il melodramma ottocentesco, mutuato dall'Autrice per far scaturire con la maggior evidenza possibile le pulsioni più profonde dell'Es umano. Arte universale, dunque, e non di provincia - come la Commissione svedese ben riconobbe.
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Anno edizione:2021
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In commercio dal:19 ottobre 2021
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