Una lettura che, contrariamente agli ambienti gelidi del litorale orientale che descrive, affacciato sul mar del Giappone, tra fiumi ghiacciati che si risalgono con la motoslitta e foreste con enormi alberi che proteggono una fauna rara, dà calore umano. E ci aiuta a prendere distanza dalla Russia dell‘oggi che leggiamo tutta proiettata ad Ovest ed agitata da altri venti. L‘esotico qui è l‘Americano, l‘autore ornitologo che descrive il tempo del suo dottorato alla ricerca del raro gufo selvatico, dall‘enorme estensione alare. Gli abitanti di quelli sperduti villaggi ci appaiono totalmente umani e vicini, seppure cacciatori spietati, dediti all‘alcol di pessima qualità o informatori, forse del KGB…… Uno squilibrio che si presenta evidente tra quelle comunità e l‘Americano, che siamo noi, Uno spaesamento che induce alla ricerca. di un possibile equilibrio, simile a quello che lo scienziato sta cercando nel mondo naturale, dove un raro uccello vive a condizione che l‘ambiente gli garantisca grandi risorse. Insomma: una lettura che fa pensare.
I gufi dei ghiacci orientali
Antiche foreste dove cacciano tigri e leopardi, fiumi che brulicano di salmoni giganteschi, tronchi cavi abitati da orsi in letargo: è il Litorale, una lingua di terra dell’Estremo Oriente russo stretta tra il Mar del Giappone e la Cina. Jonathan Slaght, scienziato naturalista americano, vi è arrivato per studiare il gufo pescatore di Blakiston, sua ossessione da anni: il più grande al mondo, tanto bello quanto raro, e soprattutto a rischio per la fragilità di un ecosistema minacciato dall’antropizzazione. Ma le questioni scientifiche e filosofiche lasciano presto spazio a quelle pratiche, perché in un luogo così inospitale è difficile separare l’oggetto dello studio dalle durezze del terreno di ricerca: nel Litorale non esistono strade, ma fiumi ghiacciati da risalire in motoslitta, a volte accelerando per evitare di sprofondare nelle acque gelide. E poi bisogna arrampicarsi su tronchi altissimi per vedere se in cima c’è un nido, appostarsi in una tenda a trenta gradi sottozero e sperare che le orme di tigre trovate sul sentiero non siano fresche come sembrano. Altrettanto affascinante dei gufi si rivela poi la varia umanità che popola il Litorale: eremiti, ex agenti del KGB, cacciatori con un braccio solo, latitanti che nella foresta hanno trovato rifugio, uomini inselvatichiti che bevono vodka, etanolo e persino detergente e si immergono nei corsi d’acqua scaldati dai gas radioattivi. Con il talento per l’osservazione del naturalista, Jonathan Slaght ci trasporta in un viaggio in terre sconosciute e, mentre lo sguardo distaccato dello studioso cede il posto a quello meravigliato e autoironico dello straniero, con passo da romanziere ci trascina nelle sue avventure sui ghiacci dell’Est.
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Anno edizione:2024
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Civetta 06 gennaio 2025La Russia che non c‘è i
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