Non so cosa passava per la testa di Dostoevskij quando ha scritto L’idiota perché,secondo un mio personale punto di vista,l’ho trovato “diverso” dagli altri suoi racconti! E’ un libro enigmatico dove c’è ben poco di ovvio e nulla è scontato in una trama abbastanza lenta dove ogni emozione è legata solo alle mancate reazioni del principe Miskyn ad ogni sorta di torto,ingiuria,beffeggiamento che regolarmente riceve soprattutto dalle due donne di cui se ne innamora e che entrambe poi respingono anche se una viene rinnegata (Aglaja) a favore del l’altra (Filipp’ovna)che però lo molla davanti l’altare fuggendo……..Il finale con delitto e “relativo perdono con carezze” è sconcertante per la crudezza dell’atto e relativo perdono! Quello che invece emerge abbastanza chiaro sono le tematiche socio/politiche di allora che Dostoevskij fa sue esprimendo il proprio punto di vista “tra le righe” e mettendo sulla bocca dei diversi personaggi il suo personale parere,affrontando temi come l’eutanasia,l’economia e la religione con un severo confronto a tre cristiano/ortodossa,cristiano/cattolica,ateismo.
Pubblicato nel 1868, è la storia della sconfitta di un uomo "assolutamente buono", il principe Myskin. Un romanzo intricatissimo di avvenimenti, pieno di affetti opposti e di opposti sentimenti morali che dominano tutta l'opera entro cui si agitano bene e male, odio e amore.
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ET Classici n.191. 606 p., f.to cm 19x12, copertina flessibile. Buone condizioni, pagine ottime 9788806178499.
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Edizione:2
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Anno edizione:2005
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Enrico Caramuscio 15 dicembre 2011
Il principe Lev Nikolàevic Myskin è un uomo profondamente buono, candido e sincero. Dopo un lungo periodo passato all’ estero a curare una malattia nervosa torna a Pietroburgo, dove la sua bonaria ingenuità, la sua totale fiducia nel prossimo vengono a scontrarsi con la dura e triste realtà di una società malata, egoista e approfittatrice. Il carattere del principe è talmente singolare che egli viene considerato un perfetto idiota; la gente di cui si circonda e si fida gli dimostra amicizia ma è sempre pronta a deriderlo, approfittare di lui e addirittura attentare alla sua vita, ma lui è sempre pronto a perdonare e continuare ad essere amico di tutti. Soltanto il giovane Kolia si rivela un amico fedele e disinteressato. Dostoevskij dimostra ancora una volta il suo forte sentimento religioso affidando al principe Myskin il compito di rappresentare il meglio dei valori cristiani, ma al tempo stesso rivela una forte disillusione che si manifesta nella sconfitta finale del bene. L’ autore è sempre straordinario nella cura dei personaggi e della prosa, e si sofferma spesso in profonde riflessioni di ordine etico e sociale: magistrale a tal proposito la parte dedicata al pensiero del principe riguardo la pena di morte. Degno di nota anche il gioco tra i diversi caratteri e modi di vivere di alcuni protagonisti, in cui spicca soprattutto il contrasto tra Myskin e Rogozin, ma anche quello tra Aglaja e Nastas’ja, personaggi in antitesi tra loro e che rispecchiano le varie sfaccettature dell’ animo umano. Un romanzo bellissimo, dal buon ritmo, con un protagonista che lascia il segno e tanti personaggi davvero affascinanti.
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