Opera forse meno nota di Euripide, lo "Ione" è un dramma in cui si alternano splendidamente momenti cupi a momenti di spiccata ironia. Argomento del dramma è il ricongiungimento tra Ione, il giovane protagonista, e la principessa ateniese Creusa, sua madre, costretta ad abbandonarlo suo tempo per nascondere lo stupro di cui è stata vittima. Apollo, autore della violenza e quindi il vero padre di Ione, ha salvato il bambino e l'ha fatto crescere nel suo santuario a Delfi, senza però rivelargli la verità della sua nascita. Nel corso della vicenda si susseguono vari equivoci, rivelazioni e persino un avvelenamento e una condanna a morte sventati in extremis dall'intervento divino. Non sarà però Apollo a svelare la verità ai protagonisti; egli non compare mai sulla scena fisicamente, anche se la sua presenza incombe costantemente sui personaggi, ignare pedine dei suoi disegni. Sarà la dea Atena a farlo, mandata appunto dal dio. Il riconoscimento tra madre e figlio condurrà al "lieto fine" della storia, ma certo non senza lasciare delle ombre sulla nuova felicità dei protagonisti. Per chi ama il teatro classico, questa è sicuramente una godibile lettura. Vi si riscontrano elementi tipici del teatro euripideo e anche tutti quegli elementi che saranno poi tipici della forma comica successiva, e che infatti si possono ritrovare in Menandro, Plauto, Shakespeare, Molière fino ad Oscar Wilde. L'accurata introduzione e i dettagliati commenti e note permettono al lettore di entrare ancor più nella storia e di comprendere la grandezza e modernità della drammaturgia di Euripide.
Alternando i colori cupi della tragedia a quelli brillanti di una commedia ironica, lo "Ione" mette in scena l'incontro della principessa ateniese Creusa con il figlio adolescente, da lei abbandonato alla nascita per tenere segreto lo stupro di cui è stata vittima. Autore della violenza è Apollo, dio della verità oracolare, che ha salvato il bambino e lo ha fatto crescere nel suo santuario di Delfi. Nell'intreccio si susseguono equivoci, rivelazioni, un avvelenamento e una condanna a morte sventati in extremis. Il riconoscimento tra madre e figlio, voluto dalla provvidenza divina ma favorito dal caso, garantisce alla fine, non senza ombre, la felicità dei protagonisti. L'introduzione e il commento evidenziano, nell'originale disegno di questa moderna tragedia "a lieto fine", i modi in cui la drammaturgia di Euripide dissacra il mito di fondazione di Atene e della stirpe ionica.
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Anno edizione:2009
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CHIARA DI RANDO 28 novembre 2017
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