«Espmark rinuncia a fare programmaticamente poesia perché la poesia venga a lui per grazia ricevuta. Analogamente Lutero rinunciò a cercare la salvazione attraverso le opere per essere salvato unicamente dalla grazie divina. Entrare quietamente nella propria opera come Alice entrava nello specchio, con stile "regolare, regolare", come diceva Ezra Pound. Le parole troppo espressive non vanno bene per la poesia perché cortocircuitano il significante col significato; occorre invece che la parola detta evochi, senza fulminarlo, il retrostante, che deve ritardare la sua rivelazione. La poesia è la presenza differita di un'assenza. Quello che Espmark - poeticamente - vuol dire è che il poeta deve perdere ogni sua propria consistenza, corporea e intellettuale, per immedesimarsi senza scorie nella sua opera?» (dalla prefazione di Corrado Calabrò).
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