I libri, un destino. Ricordi, appunti, immagini - Giuseppe Anceschi - copertina
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I libri, un destino. Ricordi, appunti, immagini
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Descrizione


Un appassionato bibliofilo rivive ricordi, appunti e immagini sull'amore e il valore dei libri. Tra piccola e grande letteratura, volumi antichi e moderni, in queste pagine i libri scoprono anche Auschwitz, da Primo Levi a Jean Améry.

Dettagli

1 febbraio 2007
299 p., Brossura
9788882124403

Valutazioni e recensioni

  • RICCARDO RIZZANTE

    Davvero una delle peggiori opere io abbia mai letto... L'autore a tutti gli effetti è quello che Anatole France o Louis Bollioud-Mermet chiamerebbero "banchiere bibliomane": ovvero qualcuno che i libri li "ama" solo per potersi vantare di possederli. Erano secoli che non leggevo un libro tanto ideologizzato ed avvelenato da insulsaggini politicanti da aver infine creduto che certi personaggi fossero finalmente scomparsi dal nostro paese. L'autore non solo dimostra un livore inaspettato, ma altresì, pur vantandosi del titolo di "bibliofilo" cita come credibili testi della Kaos edizioni oppure a cura dell'ANPI i quali da tempo sono considerabili smentiti e non credibili. I suoi giudizi a senso unico dimostrano una incapacità di lettura storica che non fa nessun onore a qualcuno che si pone come amante dei libri, rendendolo invece a tutti gli effetti uno di quegli insulsi "gendarmi della memoria" così giustamente criticati da Giampaolo Pansa. Con tutte le accuse che l'autore muove al "revisionismo", si dimentica bella mente della figura meschina che fa, lui vero e proprio revisionista il quale non si rende conto che, su quella che deve essere "l'idea" di fronte a cui lui certamente si prostra, è, letteralmente, caduto il muro della storia. Arriva addirittura a mitizzare i repubblicani spagnoli, siamo nel 2005!, senza rendersi conto che alcune vulgate resistenziali sono ormai solo un brutto ricordo ad opera di personaggi beceri senza alcun diritto di definirsi storici. Un'opera assurda; incomprensibile come sia stata potuta essere edita, considerando quante delle falsità espresse dall'autore quali verità assolute sono ormai mascherate da anni. Viene da chiedersi se l'autore ancora non creda di vivere negli anni '50 e che covi l'ardente speranza che Stalin "liberi", con quei simpatici sistemi propri del socialisnmo reale -dai gulag alle fucilazioni sommarie- il mondo oppresso. Sono allibito. Il peggior acquisto della mia vita. Pensavo di acquistare un libro ad opera di un erudito bibliofilo e invece mi trovo davanti ad un libercolo livoroso e fasullo condito di finta conoscenza; tratto tipico poi di quei rivoluzionari da salotto che credono sempre di parlare dallo scranno.

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