Binyavanga Wainaina (1971-2019) è nato a Nakuru, nella Rift Valley, una delle provincie più ricche e sviluppate del Kenya.
Nel 2002 il suo racconto Discovering Home ha vinto inaspettatamente il Caine Prize.
Nel 2003 Wainaina ha fondato «Kwani?», un’audace rivista letteraria che ha l’obiettivo di costruire una solida rete di autori africani; nel 2005 ha pubblicato su «Granta» How to Write about Africa, un irriverente articolo satirico che scardina i cliché occidentali sul continente. Il pezzo è stato tradotto in venti lingue ed è stato a lungo il più cliccato sul sito web della rivista.
Da allora Wainaina ha vissuto tra gli Stati Uniti e il Kenya e ha scritto, tra gli altri, per «The New York Times», «The Guardian», «National Geographic». Ha diretto il Chinua Achebe Center for African Writers and Artists del Bard College di New York.
Wainaina è stato incluso nel 2014 nella lista del Time Magazine dei 40 uomini più influenti del pianeta. Quell’anno, in seguito all’approvazione di leggi restrittive sull’omosessualità in Uganda - paese natale di sua madre – e in Nigeria, decide di rendere nota la sua omosessualità in modo indimenticabile e commovente. “I am homosexual, mum” è il capitolo mancante del suo memoir, quello in cui Binyavanga immagina di raccontare alla madre – scomparsa da poco – di essere omosessuale. Il pezzo ha suscitato reazioni in tutto il continente e travalicato i confini dell’Africa, facendo di Binyavanga uno dei più inusitati e al contempo autorevoli attivisti del mondo gay africano e mondiale. La sua intelligenza ha trasceso ogni etichetta, la sua voglia di vivere era irresistibile, il suo talento letterario immenso eppure accogliente e ora incompiuto.
In Italia la casa editrice 66th and 2nd ha pubblicato nel 2013 il suo romanzo Un giorno scriverò di questo posto. Nel 2006 Un suo racconto era stato incluso nell'antologia Guida alla coppa del mondo per tifosi dotati di cervello (Mondadori).