Hitomi Kanehara, classe 1983, ha un passato di ragazza inquieta, di scuole frequentate saltuariamente e di liceo interrotto. Ha iniziato a scrivere dopo essersi avvicinata alla lettura durante un soggiorno di un anno a San Francisco, quando il padre, affermato traduttore, le portava sporte di libri affinché non si allontanasse dalla lingua madre. Appassionata di autori come Ryu Murakami ed Eimi Yamada, Serpenti e piercing è il suo primo romanzo. Capelli color giallo sporco, mini argento e magliette striminzite, lenti a contatto azzurre, nel 2004, a vent’anni, Hitomi Kanehara ha vinto il premio Akutagawa. Mai il premio, la versione giapponese dello Strega, che ha nel palmarès autori come il nobel Kenzaburo Oe, era stato attribuito ad una scrittrice così giovane. Un esordio clamoroso, quello di Serpenti e piercing che ha sconvolto i lettori più anziani e ha aperto una discussione sulle nuove generazioni giapponesi, quelle che come Hitomi Kanehara non hanno conosciuto il periodo d’oro dell’economia giapponese, l’epoca neanche tanto lontana in cui il Giappone minacciava gli Stati Uniti e a Tokyo le case valevano più che a New York.