Nulla è più effimero quale il confine, sottile e pressocchè impercettibile, che si innesta tra il concetto di Bontà e quello di Buonismo. Il primo, con le sue indiscutibili e inestricabili connessioni con il concetto di "Dono", induce ad atteggiamenti, prima, ed a comportamenti, dopo, che recano intrinsicamente e non collateralmente il senso chiaro della gratuità, della unilateralità, dell'oblio.
Il Buonismo, invece, reclama la visibilià, la pubblicità, l'evidenza, il clamore. E' parente stretto del bieco populismo ed è destinato a produrre effetti dilavanti e palingenetici dell'attore, di colui che agisce.
Questo libro apre la mente, nonchè il cuore, sull'abisso che separa, e quindi etimologicamente rende sacro, l'ambito della bontà da quello del buonismo. Apre e scardina le porte del nostro quotidiano, del vissuto di corsa e col corollario della lamentela assidua e reiterata.
Un testo che aiuta, e forse concorre, a dissolvere certe incrostazioni morali delle quali ci facciamo regolarmente e quindi abitualmente, nel senso di abito mentale, scudo e che cerca di trasformare le nostre miopie in serena e intransigente visione. Tutto ciò mediante il merito, a mio avviso, di non far e non cercar ricorso nei fondamenti, spesso equivoci, delle religioni. Un merito inusitato per certe argomentazioni.
Leonardo Calvarese.
