Un libro intrigante e intellettualmente morboso, ma niente affatto compiaciuto nel suo sviluppo. Non c'è niente di pornografico (la letteratura contemporanea ci ha abituato a ben altro) quanto un'esplorazione dell'animo umano maschile nella decadenza dei sensi. Il suo merito ancora oggi è quello di arrivare sul ciglio dell’abisso, dando forma letteraria a un’ossessione che per sua natura non può essere risolta e di focalizzare sull'effimera voluttà della bellezza in fiore, visivamente lo stesso processo di David Hamilton con le sue fotografie negli anni settanta di conturbanti adolescenti. Una sensualità molto snobistica e assai poco erotica, così come questo romanzo scritto in maniera elegante e quasi distaccata, come si conviene ad un intellettuale nato nel crepuscolo dell’ottocento e figlio dell’ultima nobiltà russa prima della rivoluzione e poi emigrato negli Stati Uniti, scacchista ed entomologo di fama: uno snob appunto. Il romanzo si legge bene ma non è una lettura appassionante: da lettore ammetto l’atteggiamento intellettualistico a mia volta di poter dire di conoscerne non solo il titolo (un po’ come mi era successo anche con quell’On The Road di Kerouac che fu l’altro romanzo-cult di quegli anni). A rileggerlo a sessantanni ho capito meglio i viaggi mentali del protagonista Humbert Humbert (che alla prima lettura nel 1968 mi ricordava tantissimo l’allora vice-presidente americano Hubert Humphrey) ma anche ho fatto un po’ fatica ad arrivarci in fondo. Oggi consiglierei la lettura del libro soprattutto per confrontarlo con il film di Kubrick, che a Lolita oltre al nome ha saputo dare anche il volto giusto per diventare un’icona assoluta. Ma questa è un'altra storia.
Lolita letto da Marco Baliani. Audiolibro. CD Audio formato MP3
Strazio e incanto, insieme a scintillante ironia, abbondano in "Lolita", il romanzo più celebre di Nabokov che racconta la storia dell'ossessiva e fatale passione del professor Humbert Humbert per la "ninfetta" Dolores Haze. Motel dopo motel, la vicenda si snoda lungo le strade americane nella forma di una confessione onesta e disperata. Meraviglioso romanzo, ha ispirato l'omonimo film di Stanley Kubrick.
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Autore:
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Traduttore:
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Editore:
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Collana:
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Anno edizione:2015
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Un libro intrigante e intellettualmente morboso, ma niente affatto compiaciuto nel suo sviluppo. Non c'è niente di pornografico (la letteratura contemporanea ci ha abituato a ben altro) quanto un'esplorazione dell'animo umano maschile nella decadenza dei sensi. Il suo merito ancora oggi è quello di arrivare sul ciglio dell’abisso, dando forma letteraria a un’ossessione che per sua natura non può essere risolta e di focalizzare sull'effimera voluttà della bellezza in fiore, visivamente lo stesso processo di David Hamilton con le sue fotografie negli anni settanta di conturbanti adolescenti. Una sensualità molto snobistica e assai poco erotica, così come questo romanzo scritto in maniera elegante e quasi distaccata, come si conviene ad un intellettuale nato nel crepuscolo dell’ottocento e figlio dell’ultima nobiltà russa prima della rivoluzione e poi emigrato negli Stati Uniti, scacchista ed entomologo di fama: uno snob appunto. Il romanzo si legge bene ma non è una lettura appassionante: da lettore ammetto l’atteggiamento intellettualistico a mia volta di poter dire di conoscerne non solo il titolo (un po’ come mi era successo anche con quell’On The Road di Kerouac che fu l’altro romanzo-cult di quegli anni). A rileggerlo a sessantanni ho capito meglio i viaggi mentali del protagonista Humbert Humbert (che alla prima lettura nel 1968 mi ricordava tantissimo l’allora vice-presidente americano Hubert Humphrey) ma anche ho fatto un po’ fatica ad arrivarci in fondo. Oggi consiglierei la lettura del libro soprattutto per confrontarlo con il film di Kubrick, che a Lolita oltre al nome ha saputo dare anche il volto giusto per diventare un’icona assoluta. Ma questa è un'altra storia.
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