Malaspina
Dopo aver toccato - quattro anni fa - uno dei suoi vertici in Vite pulviscolari, con la relativa frantumazione e dispersione del soggetto poetante, Maurizio Cucchi torna alla poesia in Malaspina (un "laghetto" ricco d'echi esistenziali e fonosimbolici) avvalendosi di una voce poetica ancor più profonda e originale. Se si pensa anche ai successivi approdi narrativi dell'autore, si può leggere questo libro nuovo e compatto - animato da un'affabilità istintiva e rara nella poesia d'oggi - come il romanzo di un Io ricongiunto e tuttavia estraneo a ogni gravame scopertamente autobiografico o psicologico. La sezione d'apertura, Berretto a sonagli, ci restituisce un personaggio pirandelliano per nulla algido e sentenzioso, bensì proiettato in una dimensione «senza infingimenti» e obbligato a retrocedere «verso strati / sempre più occulti, come / un archeologo, o un operaio / che manovra, nell'ignoranza / senza fine delle tenebre». Nelle due successive si assiste a un processo di sprofondamento fisico e temporale nel passato, senza nostalgia né rimpianto per un «buon tempo antico» del tutto inesistente. Piuttosto, Malaspina agisce entro una quotidianità sospesa tra sogno e realtà, memoria involontaria e ironia, liquido amniotico e metamorfosi dell'umano nel vegetale, nel geologico, nel meccanico. Cronotopo del libro è una traversata di Milano insieme storica, toponomastica e vertiginosamente aperta a processi di sedimentazione cosmica e biologica. Giunto al culmine della sua maturità, oltre che della sua libertà creativa, Cucchi consegue qui un'affabilità e una porosità non soltanto tematiche, ma più propriamente prosodiche e linguistiche: «Mi godo brevi soste felici / di sospensione e improvvisa / adesione. Mi oriento / verso un mondo più affabile / e poroso». Punto d'arrivo del libro è il capitolo finale, Console o capitano, dove l'io narrante si sovrappone e si trasforma nel Console di Lowry e in un ambiguo personaggio, il Capitano, che ha avuto contatti con Gadda e Guido Keller, un protofascista aviatore milanese, a Fiume insieme a d'Annunzio. E Malaspina si compie così in un processo allegorico che affianca nuove, appassionanti maschere d'identificazione e straniamento ai Glenn (Ford, l'attore cinematografico di fattezze simili - nella mente dell'autore - a quelle del Padre già protagonista del Disperso) o ai Rutebeuf consacrati in passato dalla lunga storia poetica dell'ultimo dei nostri classici. Alberto Bertoni
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Lingua:Italiano
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