In "Mathilde Möhring" Fontane concentra la propria attenzione su una classe sociale: la piccola borghesia. Già ben presente in altri testi dello stesso autore, in questo diventa la protagonista assoluta della scena: e ciò forse ne spiega la minore stratificazione linguistica rispetto a opere come "L'Adultera" o "Effi Briest", lo "Stechlin" o "Frau Jenny Treibel". È la storia di una doppia emancipazione: di una classe, la piccola borghesia, posta di fronte alla necessità di una ascesa sociale per evitare la caduta nel proletariato, e di una donna che a essa appartiene. Grazie alla sua "virile risolutezza, virile fiducia in sé stessa, virile intelligenza", Mathilde elabora e persegue il suo progetto matrimoniale che non trova, a differenza di quanto accade ad altri personaggi di Fontane, un ostacolo insormontabile nell'ordine sociale esistente, né antagonisti che siano in grado di contrastarne le idee e le azioni. Una volta rimasta vedova, tuttavia, non si metterà alla ricerca di una nuova unione, concentrandosi piuttosto sullo sviluppo delle proprie capacità per ottenere l'abilitazione all'insegnamento. Ecco quindi delinearsi chiaramente una "crescita", cui corrisponde una maggiore complessità e profondità psicologica del personaggio.
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Anno edizione:2003
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