La vita è un'enorme contraddizione: l'uomo ama l'ordine, ma non vivrebbe senza il caos; la gioia è sempre accompagnata da una componente di dolore, così come la luce ed il buio non sono altro che due facce di una stessa medaglia. Consiglio questo "viaggio nel sottosuolo" a chiunque abbia, più che voglia, l'esigenza di introspezione e senta, nel profondo di sé, di poter guardare oltre la superficie delle cose. 10 e lode.
Nella prima parte, "Il sottosuolo", il protagonista racconta la sua infanzia e la formazione della personalità più nascosta (il sottosuolo per l'appunto). Nella seconda, "A proposito della neve fradicia", ripercorre alcuni episodi della sua vita dove più emerge il "sottosuolo". Segue alcuni compagni di scuola ad una cena, sfoga poi l'amarezza per le offese subite su Liza, una prostituta incontrata in una casa di tolleranza, mostrandole con durezza che cosa l'aspetta nel futuro. Dopo qualche giorno Liza ritorna da lui col desiderio di una vita pura, ma viene trattata con disprezzo e volgarità. Per umiliarla le mette in mano un biglietto da cinque rubli, che poi ritroverà sul suo tavolo quando la donna se ne sarà andata, testimonianza della grande dignità di Liza.
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Edizione:3
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Anno edizione:2003
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Alessia Maria Russo 27 novembre 2016
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Anni fa, quando lo scelsi tra tanti per iniziare a leggere qualcosa di quest'autore, "Memorie dal sottosuolo" fu il titolo che più mi colpì e allo stesso tempo mi inquietò. Rileggendolo dopo aver conosciuto anche i più celebri capolavori di Dostoevskij, rimango della convinzione che si tratti di un volume unico, un'invenzione letteraria senza pari, un punto di partenza per molte cose. Così come in tutti i suoi meravigliosi romanzi, Dostoevskij ti trascina nell'intima analisi che fa della psiche dei suoi personaggi, ma in "Memorie dal sottosuolo" la voce che indaga l'anima è quella di un unico uomo indefinito (a cui spesso capita di associare la figura dello scrittore). La prima parte del libro, "il sottosuolo", è un intenso monologo esistenziale del personaggio, che tuttavia non smette mai di rivolgersi al lettore. In un primo momento sembra di trovarsi d'avanti i flussi di coscienza di uno psicopatico, ma poi l' intimità, la sfrontatezza, la naturalezza con cui si lascia conoscere , permette a colui al quale si rivolge con tanta antipatia, di penetrare poco a poco nei suoi pensieri, di seguirli e persino ritrovarvici. Senza accorgertene ti trascina nel suo "sottosuolo" e man mano che i pensieri scorrono, ne riconosci l'affinità con quelli che da sempre hanno affollato la tua coscienza. Ad un certo punto sembra che Dostoevskij ti stia leggendo magicamente nel pensiero e ti stia mostrando il tuo lato peggiore, il tuo "sottosuolo". La seconda parte del libro è ambientata "in superficie" e non a caso si intitola "A proposito della neve bagnata", dall'omonima, bellissima poesia di apertura.Pur mantenendo la prima persona,il tono cambia radicalmente,dal momento che inizia la narrazione vera e propria della storia della vita di quell'uomo di cui ormai conosci i sentimenti più torbidi. Con il subentrare di altri personaggi e quindi di un contesto sociale, questo romanzo si arricchisce ancora di piu' : la critica ai valori positivistici e al perbenismo borghese - sempre cara allo scrittore- si fa più aspra e diretta. Consiglio questo libro a tutte quelle persone che sono affascinate dalla complessità della mente umana, che sia quella di un uomo che può essere ognuno di noi oppure quella dello stesso Dostoevskij. Posso capire che molte persone ritengano questa lettura un poco pesante, ma sono del parere di Hesse quando scrive : "Dobbiamo leggere Dostoevskij quando ci sentiamo a terra, quando abbiamo sofferto sino ai limiti del tollerabile e tutta la vita ci duole come un’unica piaga bruciante e cocente, quando respiriamo la disperazione e siamo morti di mille morti sconsolate".
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