La mia vita da zucchina (DVD) di Claude Barras - DVD
La mia vita da zucchina (DVD) di Claude Barras - DVD - 2
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La mia vita da zucchina (DVD)
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Descrizione


Un bambino alla ricerca di fiducia, di amore e di una nuova famiglia

«"La mia vita da zucchina" tratta di dolore con tenerezza, poesia e humour»La Repubblica

«Capolavoro di animazione e di poesia dedicato all'infanzia e ai suoi temi più dolorosi»Corriere della Sera

«Un incantevole romanzo di formazione narrato con perfetto equilibrio di toni» La Stampa

Un bambino di 9 anni, soprannominato Zucchina, dopo la scomparsa della madre viene mandato a vivere in una casa famiglia: grazie all'amicizia di un gruppo di coetanei, tra cui spicca Camille, una ragazzina con un passato problematico che conquista subito il suo cuore, a poco a poco inizia a scoprire una dolceamara verità: la vita non è facile, ma può essere senza dubbio molto bella.

Dettagli

  • Ma vie de courgette
  • Svizzera; Francia
2016
DVD
8057092016466

Informazioni aggiuntive

  • Cecchi Gori Home Video, 2017
  • CG Entertainment
  • 63 min
  • Italiano (Dolby Digital 2.0);Italiano (Dolby Digital 5.1);Originale (Dolby Digital 2.0);Originale (Dolby Digital 5.1)
  • Italiano; Italiano per non udenti
  • 1,85:1 16:9 Wide Screen
  • Trailer - Making of

Valutazioni e recensioni

  •  pico

    Film particolare spaccato di vita vera raccontato con l'animazione a volte triste ma fondamentalmente con una visione positiva

  • Annamaria Carducci

    Gli europei francofoni sono molto bravi a fare film d’animazione. Attraverso questi film vengono toccate una serie di tematiche sociali importanti. “La mia vita da zucchina” in particolare è un film commovente, un condensato di buone intenzioni e di vivere politically correct: nell’istituto per minori, in cui ogni ragazzo ha una storia drammatica alle spalle, il poliziotto è buono, il giudice è comprensivo. C’è spazio anche per la curiosità della sessualità – «che fa il pisellino esplode?» - gli amori delicati e i rossori della pubertà. È un film estremamente gradevole nonostante il clima triste nel quali ci si immerge nel seguire Icare detto Zucchina. Rimasto orfano a nove anni di una madre alcolizzata - il padre lo aveva abbandonato anni prima – il nostro eroe viene interrogato da Raymond, un empatico poliziotto che a sua volta si saprà aver perso il proprio figliuolo. Lo accompagnerà nella casa-famiglia dove troverà tanti bambini nella sua stessa condizione, però andrà regolarmente a trovarlo. Simon, Ahmed, Jujube, Alic e Bétrice e poi l’ultima arrivata Camille, pupazzi di plastilina animati in stop motion, vivono isolati dal mondo in una sorta di carcere con porte aperte in una campagna isolata così come sono assolutamente deserte le montagne innevate dove vanno a fare una scampagnata. Il dato surreale circonda il gruppettino dei bambini e fa emergere ancora di più la coesione che nasce tra loro. Un po’ come i personaggi di Linus, Snoopy, Lucy, Charlie Brown e Shröreder, l’altezza del punto di vista è quella dei bambini che vivono in un microcosmo tutto loro, ma mentre gli eroi statunitensi sono i figli di una middle-class suburbana e integrata, qui sono bambini che fanno parte di un’umanità sofferente e che hanno vissuto ai margini della società. Chi ha avuto i genitori drogati, chi la madre rimpatriata a forza nel paese d’origine, chi il padre pedofilo o assassino o ladro. I pupazzi con gli occhioni grandi di Claude Barras assomigliano molto a quelli di Tim Burton de La sposa cadavere del 2005. “La mia vita da zucchina” è tutto immerso in un tono malinconico. Icare ha con sé una lattina di birra come unico ricordo della madre (che però faceva un purè molto buono) e ha disegnato su un aquilone il suo papà da un lato e una gallina sul retro perché la mamma diceva che suo padre «correva sempre dietro alle pollastrelle». Il film è tratto dal libro “Autobiografia di una zucchina” di Gilles Paris e il primo lungometraggio dello svizzero Claude Barras riuscirà ad averne i diritti nel 2008 e solo dopo l’incontro con la cineasta francese Cecile Sciamma riuscirà a realizzarlo solo ora. Il film è stato girato al Ple Pixel di Villeurbanne al ritmo di trenta secondi al giorno. È stato presentato alla “Quinzaine des Réalisateurs” del festival di Cannes del 2016 e proposto all’Oscar come migliore film straniero dalla Svizzera. Bravi anche i doppiatori italiani: Lorenzo D’Agata (Zucchina), Lucrezia Roma (Camille), Riccardo Suarez (Simon), Stefano Mondini (Raymond).

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