Libro scritto molto bene, semplice ma diretto., che affronta da diversi punti di vista l’argomento delle identità fluide
Mio figlio in rosa. "Ti senti maschio o femmina?" "Io mi sento io"
Camilla ha 46 anni, vive con tre figli dai 14 agli 8 anni e un cane. La sua è una famiglia "normale", con la particolarità che Federico, il secondogenito, biologicamente maschio, fin da quando ha un anno e mezzo ha manifestato il desiderio e l'esigenza di essere (anche) una bambina: vuole indossare gonne e abiti rosa e sbrilluccichini, preferisce la compagnia di amiche femmine, nei giochi si identifica con le fatine e non con Spider-Man. E Camilla ha deciso di non ostacolarlo, di mettersi in ascolto, di assecondarlo. Perché così Federico è più felice. Ha iniziato a documentarsi, a leggere, a trovare in Internet delle storie simili alla sua. Ha scoperto che esiste la disforia di genere, ed esistono i bambini transgender, quelli gender fluid, quelli gender smoothie, i non binari, e altri ancora. Esistono insomma molte strade in cui si incanalano gli sviluppi atipia dell'identità di genere, e Federico percorre la sua. Con determinazione e delicatezza, e una buona dose di ironia, Camilla racconta la storia di Federico, 9 anni, bambino sereno e consapevole, con i capelli lunghi e lo smalto rosa. Racconta la quotidianità della sua famiglia, con la scuola e la piscina, la spesa dal salumiere, le festicciole di compleanno, le pressioni del contesto sociale. Racconta i propri dubbi e timori, il suo continuo interrogarsi e cercare di comprendere. È tutto alquanto complicato, ma di una cosa Camilla è certa: non è la persona non conforme che deve adeguarsi, non sono i genitori a dovere 'accordare' il figlio per proteggerlo, ma sono gli altri che devono imparare a conoscere, capire e accogliere.
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Anno edizione:2017
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In commercio dal:30 novembre 2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Alessandro Luparello 15 novembre 2018
Il libro è "intenso" e "istruttivo", il lettore si trova catapultato in una realtà che (spesso) non conosce e, man mano, si rende conto che questa non-conoscenza, e l'istinto di chiudersi nel noto-e-"normale", sovente è causa (anche involontaria) di emarginazione e sofferenza. E' un racconto frutto di vita reale, di sensazioni, paure, gioie reali e questo si evince continuamente, dall'inizio alla fine. Consigliatissimo
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