Nonostante questo romanzo sia il primo del ciclo i Pirati della Malesia, e uni dei primi romanzi salgariani dedicati a questo tipo di avventure, l'intera storia è ambientata in India, e non c’è l’ombra di un pirata, in particolare non sono presenti le figure di Sandokan e Yanez, ma i due protagonisti principali sono Tremal Naik e il suo fedele servo Kammamuri. Linguaggio da fine Ottocento, ma di non difficile comprensione per i ragazzi odierni, anzi lo consiglio per incrementare il bagaglio culturale e lessicale delle nuove generazioni, così da farli confrontare con tesi che non adottino il linguaggio televisivo scontato e povero odierno. Le descrizioni esotiche sono meravigliose, il delta del Gange, la vegetazione indiana, le credenze religiose e le pratiche quotidiane di una cultura geograficamente e storicamente lontana da noi. Inoltre tutto è ambientato in quell’epoca storica di colonialismo europeo, e nel caso specifico inglese, che rievoca perfettamente un modo di vivere a noi estraneo, infatti con Salgari si può osservare lo sguardo sulla società del colonizzato e non del colonizzatore. Come già scritto in altre recensioni, i personaggi sono un po’ tipizzati e con scarso approfondimento psicologico, nonostante ciò però la trama scorre senza troppi intoppi. Alcune porzioni narrative sono ripetitive, anche se Salgari descrive i combattimenti con una cura notevole. In definitiva è consigliato come lettura per chi è amante delle descrizioni esotiche d’altri tempi e non si dispiace nel leggere una lingua ricca scorrevole, ma non proprio moderna. In questo romanzo secondo me l protagonista è il paesaggio, il delta del Gange con la sua vegetazione, la sua faunsa e le sue tradizioni. Non c'era infatti titolo più adeguato, tutto il resto cioè la fedele amicizia fra i protagonisti, e ancor meno la storia d'amore, sono a mio parere un qualcosa di secondario.
I misteri della Jungla Nera
Per vivere questa nuova avventura Salgari ci trasporta sul delta del Gange, in una jungla nera, dove il buio è popolato di giorno da un silenzio funebre e di notte da un frastuono di urla, ruggiti e sibili che gela il sangue. È sullo sfondo di un ambiente così ostile e misterioso che si intrecciano le vicende di Tremal-Naik, cacciatore di serpenti ed eroe solitario, Kammamuri, suo fedele compagno, il diabolico Suyodhana, Ada Corisbant, figlia di un ufficiale inglese che è stata rapita dai Thug, i sanguinari fedeli della nera Kali, le cui vittime vengono offerte in sacrificio alla dea della morte e della distruzione.
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Anno edizione:2007
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Questo è il primo romanzo del ciclo I Pirati della Malesia e per mia fortuna contava solo 311 pagine per cui la lettura è stata abbastanza veloce nonostante certi passaggi. Lo stile dell'autore è sicuramente scorrevole se non fosse per una ripetitività nelle situazioni (un thugs si finge amico del protagonista per ucciderlo e la stessa cosa farà il protagonista per combattere un nemico dei Thugs). Interessanti e d'effetto sono le descrizioni dettagliate dell'India e dei suoi usi e costumi considerato che l'autore non c'era mai stato peccato che ha dovuto far ricorso alle enciclopedie perchè veniva pagato una miseria. E' un romanzo avventuroso ma privo di pirati come forse mi aspettavo dato il ciclo a cui appartiene. Il linguaggio utilizzato è in linea con il periodo in cui è stato scritto il romanzo (1895) per cui sorrido divertita trovandomi davanti a termini non più utilizzati. Stessa cosa vale per le vicende amorose tra il protagonista e Ada raccontate come storie d'altri tempi (basta un gioco di sguardi per 10 giorni e si sono perdutamenti innamorati tanto da essere disposti a tutto per amore). Anche se l'amore tra i due è solamente un optional considerato che è l'avventura e l'amicizia a farla da padrone. La caratterizzazione dei personaggi non mi ha soddifatto per niente a cominciare dal protagonista coraggioso ma privo di buon senso (a volte si trasforma in un invasato) soprattutto se pensa alla donna che ama, Ada una bella ragazza che fa brevissime apparizioni invece Kammamuri mi è semprato il grillo parlante della situazione. Privi di spessore a mio avviso. In conclusione, posso dire con assoluta certezza che Salgari non fa per me.
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