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Thaisa Frank (si legge nel risvolto di copertina) insegna scrittura creativa all'Università di san Francisco e, con le sue raccolte "Sleeping in Velvet" e "A Brief Hystory of Camouflage", ha vinto due PEN Awards. Questo è il suo primo romanzo. L'esordio è molto promettente e l'idea è, appunto creativa. Il romanzo narra la storia di una serie di personaggi coinvolti da Goebbels in una tipica follia del nazismo: rispondere alle lettere dei morti nei campi di sterminio, usando la stessa lingua e lo stesso stile "Gleich Antoworten Mogen" (rispondi allo stesso modo). Tutto ciò perchè nella mente superstiziosa di Hitler e del suo "inner circle" si teme che le lettere senza risposta possano essere fonte di sciagure. Questa "Briefaktion" (operazione posta) ha una eroina: Elie Schacten (ebrea di origine polacca - nome originale Kowaleski) che riesce a convincere Goebbels e che, nell'eseguire il mandato, di fatto tenta di salvare il maggior numero di vite, strappando questi scrivani (nascosti in una malga e grotta speduta) ai lager, e salvando anche alcuni bambini, mentre vive una storia d'amore con Gehrard Lodenstein, deus ex machina dell'operazione. La trama si dipana intorno al coinvolgimento del filosofo Heidegger e del suo amico oculista Asher (rinchiuso ad Aushwitz). Per far liberare Asher, Elie si inventa la necessità di procurare nuovi occhiali ad Heidegger e, con una lettera "impossibile" (nel senso che non è nello stile dello scambio epistolare tra il filosofo e l'amico) spinge Heidegger a chiedere la liberazione di Asher. L'idea è creativa ma la narrazione è molto "di testa" e non si coglie il senso profondo del dolore e dell'orrore nazista. Giusto l'idea che solo la creatività portata al limite della follia può salvare dalla follia vera ed atroce merita attenzione. Aspettimao fiduciosi prove più convincenti e coinvolgenti anche sul piano emozionale. Molto bella, comunque, la conclusione con l'idea del "baule dei ricordi" e della mostra organizzata dalla nipote di Asher.
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