Alzi la mano chi non ha mai preso una cotta per la Madoka di turno in classe oppure sul treno! "Orange Road" va oltre l'essere il simbolo per antonomasia dell'epoca compresa tra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta. Il titolo portato in Italia dalla Star Comics è stato il portabandiera di una intera generazione passata dal leggere gli albi disneyani a trovarsi con lo zaino pieno di manga giapponesi. Quando sfidando il freddo pungente di dicembre, tornando da scuola, si restava inchiodati per ore davanti alle vetrine dei negozi che esponevano le prime console a 16bit. Quando alla mattina, prima di salire sul bus, era d'obbligo fare capolino in edicola per recuperare l'ultimo numero della (ahime) defunta Mangazine. Quando assieme alle prime fiere del fumetto arrivarono anche le prime timide proteste contro le censure agli anime in Tv (accese proprio dall'ignobile adattamento della versione animata di "Orange Road"). Il fumetto di Izumi Matsumoto incarna tutta l'anima della commedia romantica e casinista lanciata da Rumiko Takahashi (che pone la parola fine allo stile tezukiano), e poi ripresa con pari successo da artisti come Johji Manabe, Kosuke Fujishima, lo stesso Matsumoto e da un nugolo di altri mangaka più o meno noti. A proposito, bello l'omaggio a "Lamù" presente nelle prime pagine dove Kyosuke scorge un disco volante che poi si rivelerà essere invece il cappello di Madoka spinto via dal vento. Un'opera leggera, con un pizzico di paranormale (per renderla un po' più frizzante) e qualche venatura nostalgica, per passare qualche piacevole momento di relax seduti sul terrazzo al sole, in barba alle critiche per i disegni non proprio allo stato dell'arte dei primi capitoli. Un manga da conservare come un tesoro, perché ai giorni nostri è veramente sparita la cosidetta via di mezzo: il genere shounen sembra stia conoscendo un periodo di transizione e, tralasciando ovviamente i prodotti per bambini in età prescolare, a farla da padrone è il ben più maturo seinen, introspettivo e psicologico, con tratti cupi e realistici, specchio della società in cui viviamo. Sta venendo a mancare la bellezza della spontaneità di un tempo, e di conseguenza l'immedesimarsi nelle peripezie quotidiane di Kyosuke e Madoka (o di Godai e Kyoko, o di Tatsuya e Minami e potrei proseguire all'infinito). In terra nipponica vengono ancora oggi pubblicati centinaia e centinaia di titoli, ma lungi dal dire che fra vent'anni saremo qui a ricordarne i loro nomi. Fra venti, trenta e forse anche quarant'anni diremo ancora "ti ricordi Orange Road?".
Orange Road. Vol. 10
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Anno edizione:2013
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