Spesso ci si dimentica del proprio passato e questo libro riapre una ferita che alla fine tutti noi abbiamo. Il saggio mostra le condizioni degli Italiani migrati negli Stati Uniti a fine '800 inizi '900. Un saggio che mette in mostra la solita dinamica che lega paese ospitante-migranti, e ci fa scoprire che ovunque tu vada i pregiudizi sono sempre gli stessi, raccontati, rigirati e adattati ad ogni etnia e nazionalità. Fa veramente molto riflettere.
L' orda. Quando gli albanesi eravamo noi
Quando gli "albanesi" eravamo noi, espatriavamo illegalmente a centinaia di migliaia, ci linciavano come ladri di posti di lavoro, ci accusavano di essere tutti mafiosi e criminali. Quando gli "albanesi" eravamo noi, vendevamo i nostri bambini agli orchi girovaghi, gestivamo la tratta delle bianche, seminavamo il terrore anarchico ammazzando capi di stato e poveri passanti ed eravamo così sporchi che ci era interdetta la sala d'aspetto di terza classe. Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci pesavano addosso secoli di fame, ignoranza, stereotipi infamanti. Quando gli "albanesi" eravamo noi, era solo ieri. In questa ricostruzione di Gian Antonio Stella (ampliata e aggiornata rispetto alla prima edizione del 2002), ricca di fatti, personaggi, avventure, documenti, aneddoti, storie ignote, ridicole o sconvolgenti, c'è finalmente l'altra faccia della grande emigrazione italiana. Quella che meglio dovremmo conoscere proprio per capire, rispettare e amare an cora di più i nostri nonni, padri, madri e sorelle che partirono. Quella che abbiamo rimosso per ricordare solo gli "zii d'America" arricchiti e vincenti. Una scelta fatta per raccontare a noi stessi, in questi anni di confronto con le "orde" di immigrati in Italia e di montante xenofobia, che quando eravamo noi gli immigrati degli altri, eravamo "diversi". Eravamo più amati. Eravamo "migliori". Non è esattamente così.
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Kerenha 20 dicembre 2021Da leggere per riflettere
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Giuseppe Rescigno 17 maggio 2016
Ogni Paese "benestante" ha sperimentato ondate di immigrazione, lo è stata l'America per noi nei primi decenni del XIX secolo, lo è stato l'Italia negli anni 90 per gli albanesi. Ma questa teoria è sempre attuale finchè ci saranno flussi di persone che sperano in una vita migliore Spesso queste persone sono vittime di stereotipi che li costringono a vivere una vita di emarginazione e maldicenze. E non è raro il caso in cui questi pregiudizi conducano a veri e propri linciaggi e brutalità varie, fino ad arrivare ad assassinii per il solo fatto di essere "diversi". E' quanto ci documenta Stella in questo testo che spazia nel tempo e nei luoghi di emigrazione dei nostri avi. Interessante ed istruttivo
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SERGIO MARTINEZ 16 maggio 2016
Pensavo di conoscere abbastanza la storia d’Italia, incluso il fenomeno delle emigrazioni (sono stato, ad esempio, anche ad Ellis Island, New York, con la sua ricca documentazione), ma questo libro mi ha sorpreso, mi ha fatto conoscere numerosi fatti che neanche sospettavo. Sapevo che milioni di italiani erano emigrati in condizioni per lo piu’ disperate, ma non sapevo, ad esempio, che venissero (anche in terre di immigrazione massiccia di disperati o delinquenti, quali l’Australia) generalmente considerati esseri inferiori, letteralmente dei negri. Se erano poveri, sporchi, ignoranti, superstiziosi, era per scelta, non per necessita’. Scansafatiche … o ladri del lavoro altrui, crumiri … o operai ribelli, non andavano mai bene. E ovviamente erano considerati tutti delinquenti, dal coltello facile, quando non terroristi o spie. Da respingere anche perche’ eccessivamente prolifici e avrebbero quindi colonizzato tutte le terre ove approdavano. Non conoscevo le numerosi stragi di cui furono vittime innocenti, ... e con quanto poco venissero risarcite le famiglie. Questo libro dovrebbe essere letto da tutti, a partire dagli studenti delle medie inferiori (che magari cosi’ comincerebbero ad apprezzare quello che hanno e a non lagnarsi perche’ non possono avere l’ultimo gadget elettronico griffato o perche’, perbacco, il prosciutto ha un filino di grasso!), per capire la fortuna di ricevere una educazione che puo’ aiutare ad evitare certe situazioni, per finire coi nostri “amministratori” della cosa pubblica e giornalisti, che potrebbero ricavarne spunti di riflessione per occuparsi un po' piu' seriamente sia dell'immigrazione che dell'emigrazione che colpisce oggi il nostro Paese.
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