Il titolo di questa raccolta di scritti di Gadda è un po' la sintesi di chi era lui e per come piegare la sua prosa, definita dai più ostica e ricercata, certamente non lineare e immediatamente comprensibile. Quella di Gadda è una scrittura che si apprende come un codice magari straniero, magari diverso, e che una volta compreso diventa tuo. Stralci di interviste raccolti e curati per questa pregiata edizione Adelphi, si mescolano a testimonianze fotografiche dell'autore, delineandosi, infine, come una sorta di biografia dello stesso, una summa della sua esperienza umana e letteraria, della sua formazione, quindi, come uomo e come scrittore. Leggetelo, magari prima dei grandi capolavori come il Pasticciaccio o la Cognizione, magari dopo, per comprendere meglio ogni cosa. Alla fine tutto sarà spiegato e Gadda sarà lì, nel vostro cosiddetto bagaglio culturale e in quella cerchia di amici ideali che avreste voluto avere, che vi sembra di avere.
«Per favore, mi lasci nell'ombra». Interviste 1950-1972
Ossequioso e collerico, diviso fra paranoica timidezza e incontenibili furori, in queste interviste, per la prima volta raccolte in volume, Gadda parla di sé, delle sue opere perennemente a telaio, del suo lavoro di scrittore e del metodo che lo governa, del successo, di questioni linguistiche e stilistiche, della nostra tradizione letteraria. Irresistibile, in particolare, la galleria di autori prediletti (Manzoni, Parini) o aborriti (in sommo grado Foscolo, il più grande "strafalcionista del lirismo italiano ottocentesco", ma l'irrisione feroce non risparmia Carducci, Pascoli, D'Annunzio) delineata nel corso degli incontri con Alberto Arbasino. Ma soprattutto, in ogni occasione, Gadda si difende da tutto e da tutti: dall'imbecillità dei critici che si basano sulle "vigenti disposizioni di legge" e sulle "idee fisse", dall'odiata accusa di barocchismo e stravaganza, dai gusti e dai vizi nazionali imperanti. Come quando, a proposito del neorealismo, osserva: "Il fatto in sé, l'oggetto in sé, non è che il morto corpo della realtà, il residuo fecale della storia...". Sempre, in ogni sia pur minima battuta di questo scrittore che si dichiarava "inetto a cicalare con brio", il lettore saprà riconoscere e gustare la fosforeggiante genialità del grande macaronico e l'"accensione di intentata novità" del suo linguaggio.
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Edizione:2
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Amalia Gaudio 10 marzo 2017
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