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Magistrato fino al 2022 e padre nobile della crime fiction italiana, De Cataldo scrive le sue pagine più attese, ribaltando la simenoniana Lettera al mio giudice nella dolorosa confessione di chi esercita quello che è considerato il più controverso, discusso e odiato dei poteri costituzionali. Il problema non è più quello di trovare le prove, come pensava Pasolini, e nemmeno i nomi. Le une e gli altri, noi italiani, li conosciamo, almeno dai tempi di Montesi. Il problema è semmai: che uso abbiamo fatto, in tutti questi anni, di quelle prove e di quei nomi?
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