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Anno edizione: 1977
Anno edizione: 2012
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Negli anni del dominio letterario di D’Annunzio, due piccoli libri portavano ai lettori una nuova idea di poesia. Erano opera di Guido Gozzano, che con i suoi versi raccontava un mondo popolato da personaggi comuni e “buone cose di pessimo gusto”. Ma dietro l’apparente semplicità di quel linguaggio tanto diretto da risultare prosaico si percepiva la raffinatezza di uno stile aggiornato alla luce delle esperienze francesi più innovative. E, su tutto, una sottile e persino affettuosa ironia. Questa edizione, magistralmente annotata e introdotta da uno dei maggiori studiosi italiani, Giorgio Bárberi Squarotti, presenta entrambe le raccolte edite da Gozzano e una scelta amplissima delle poesie rimaste inedite, a partire dall’incompiuto poemetto Le farfalle.
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Così si autodefinisce Gozzano, un coso chiamato guidogozzano. Forse nulla meglio di questa autoironica definizione ci porta nel mondo di Gozzano. Troppo spesso chiamato "crepuscolare" aggiunge alle atmosfere sommesse tipiche di questa corrente poetica almeno due novità significative: la prima è una cultura ed una formazione classica notevole ("lo stile di uno scolaretto corretto da una serva") la seconda è una marcata deformazione ironica che porta a prendere in giro in primis se stesso e secondariamente anche il suo rapporto con la vita e l'arte (come nelle sue poesie più note come "La signorina Felicità" o la un po'sopravvalutata "Totò Merumeni". Ciò non toglie, oltre all'ironia su di sé, e sulla vita, anche toni sentitamente patetici come quelli usati per descrivere l'angoscia per il futuro e la morte vista come imminente (morirà giovanissimo di tisi) o anche la accurata analisi e descrizione della propria difficoltà esistenziale, la fatica ad aderire alla realtà, specie nei rapporti con le donne (come nella stupenda "un rimorso"). Il tutto è portato con un tocco sapiente, un alto tasso di letterarietà, senza rinunciare ad una metrica stupenda e molto orecchiabile che dà talora alle poesie il tono di cantilena, come in alcune ballate o nell'eccezionale "Due strade". L'edizione curata da Bàrberi Squarotti ha almeno tre meriti: il primo è il formato compatto ed economico, che rende il volume ampiamente e facilmente fruibile, il secondo è il fatto che il filologo raccoglie con acribia tutti i testi, compresi quelli non inclusi nelle due raccolti principali (tra cui l'eccezionale "Ketty" o "la più bella" a cui si sarebbe ispirato Guccini per la sua "isola che non c'è"), il terzo è aver fornito i carmi di un commento e di un'introduzione acuti ma non eccessivi mentre la maggior parte delle edizioni di poeti oscilla tra l'eccesso e la carenza di informazioni.
Barberi Squarotti ha curato con precisione e passione le vicende, biografiche e poetiche, del concittadino torinese alla perenne ricerca del fine (e forse della fine) di quella "cosa fatta di giorni che è la vita".
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