Poesie - Trilussa - copertina
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Letteratura: Italia
Poesie
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Descrizione


«Famo l'ira de Dio! Ma appena mamma | ce dice che so' cotti li spaghetti | semo tutti d'accordo ner programma.»

La scelta di scrivere in dialetto risponde, in genere, a una spinta "verso il basso". Non a Roma, dove è esistita una tradizione di poesia dialettale che con il Belli, nell'Ottocento, raggiunge il suo vertice. Anche Trilussa sceglie di puntare "verso l'alto", con protagonisti piccolo-borghesi e una lingua che è quella della Capitale del nuovo Stato unitario. In epoca giolittiana e poi sotto il fascismo l'antica, feroce indignazione belliana si trasforma, con Trilussa, in ironia distaccata, in quell'umorismo agrodolce "alla Pirandello" che trae alimento dai fatti di cronaca per innalzarli a momenti di un ritmo costante, da secoli uguale: la vita degli uomini. «L'omo è un burattino | che fa la parte sua fino ar momento | ch'è mosso da la mano der destino.»

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Libreria Nuova Ipsa
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Dettagli

Tascabile
19 aprile 2018
562 p.
9788804700203

Valutazioni e recensioni

  • ELENA MISDARIIS

    Alcuni anni fa comprai questo libro per curiosità verso l’autore e da allora lo continuo a leggere sempre con piacere. Trilussa è brillante, sarcastico, ironico, a tratti esilarante, ma allo stesso tempo amaro. Descrive in dialetto romanesco un’umanità, visibile nelle piccole difficoltà e affanni quotidiani; nelle sue righe ci si cala nella Roma del secondo dopo guerra, vicina ai romanzi di Pasolini. L’ottima impaginato e un piccolo glossario per i termini più complicati rendono la lettura ancora più piacevole.

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Foto di Trilussa

Trilussa

1871, Roma

Pseudonimo di Carlo Alberto Salustri, nato anagrammando il cognome.Figlio di Vincenzo, originario di Albano Laziale e morto quando il figlio aveva tre anni, e Carlotta Poldi, bolognese.Poeta italiano. Adottò fin dagli esordi il dialetto romanesco. Sin da giovanissimo collaborò con il periodico romanesco "Rugantino" diretto da Luigi Zanazzo.Di carattere folcloristico è il primo volume di versi, Le stelle de Roma (1889); poi la sua vena, prevalentemente satirica, andò via via affinandosi, trovando la misura più congeniale nel bozzetto di costume e nella favola moraleggiante di ascendenza esopiana: Quaranta sonetti (1895), Favole romanesche (1900), Caffè-concerto (1901), Er serrajo (1903), Ommini e bestie (1908), Le storie (1913), Lupi e agnelli (1919),...

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