Grete De Francesco, pur nella sua non lunga vita (1893-1945), finita con tutta probabilità nel campo di concentramento di Ravensbrück, fu una studiosa e saggista rigorosa e capace. La sua tesi di laurea del 1931 aveva come titolo Il volto del fascismo italiano. I suoi scritti attirarono l’attenzione di letterati famosi fra i quali Thomas Mann ed è dal racconto Mario e il mago di quest’ultimo che De Francesco prese ispirazione per Il potere del ciarlatano. Un vero inventario e catalogo dei ciarlatani e del ciarlatanesimo nella storia e, soprattutto, nella vecchia Europa i cui regnanti o politici avrebbero fatto di tutto pur di vedere accrescere le loro ricchezze: come affidarsi a sedicenti maghi e alchimisti capaci di estrarre oro anche dalle patate. Il catalogo resta molto utile anche ai giorni nostri perché nel libro sono chiare le caratteristiche del piazzista da ‘tentata vendita’ che ieri cercava di smerciare magie, alchimie e filtri d’amore ed oggi vuole indurre al sogno per ottenere voti, favori, potere, in ogni caso, alla fin fine…ricchezze.
Il potere del ciarlatano
La figura del ciarlatano, di «colui che si vanta di sapere qualcosa che non conosce, di avere capacità che non ha», appartiene a ogni epoca della storia dell'umanità. Persino, come si ricava dalle pagine di questo libro, a quella rischiarata dai lumi, in cui il mito della ragione generò legioni intere di ciarlatani. Tuttavia, se ogni epoca ha i suoi ciarlatani, non in tutte le epoche la ciarlataneria viene usata a fini politici, penetrando nell'ambito proprio del potere e del discorso pubblico, come accadde invece negli anni più bui del secolo scorso.
«Egli [il ciarlatano] parla con sfacciataggine di ci» che il suo pubblico non conosce, usa senza esitazioni termini tecnici del cui significato non ha neanche lui la più pallida idea; l'ignorante ammira subito l'impostore e si convince di conoscere e di poter fare tutto ciò che non gli è noto.»
Margarethe Weissenstein De Francesco nacque a Vienna nel 1983 da una famiglia di origine ebraica e morì presumibilmente nel febbraio del 1945 nel campo di concentramento di Ravensbrück. Singolare studiosa, visse alternativamente a Vienna, a Berlino, a Salisburgo, a Parigi e in Italia, dove sposò l'ingegnere di Rovereto Giulio De Francesco. Nel 1930, durante il suo soggiorno berlinese – che durò sino al 1934, il tempo di assistere all'insorgere del terrore nazista – Grete De Francesco ebbe tra le mani la novella di Thomas Mann "Mario e il mago". Fu una lettura rivelatrice per lei, al punto tale da risultare decisiva nella stesura de Il potere del ciarlatano. Nella figura di Cipolla, il mago, l'illusionista che, nell'opera di Mann, incanta le folle, Grete De Francesco colse non soltanto l'archetipo di tutti i ciarlatani possibili, ma soprattutto il segnale d'allarme, il presentimento della barbarie in agguato, tutto il peso della minaccia, spaventosa e letale, del dittatore che ipnotizza e soggioga le masse. Raccolse così e mise insieme uno sterminato materiale sulla figura del ciarlatano e, nel 1937, pubblicò il suo libro presso l'editore svizzero Schwabe. Mann lo accolse con grande favore, Walter Benjamin ne lodò la rarità del materiale e lo scrupolo con cui era stato raccolto, ma criticò il proposito di rappresentare il ciarlatano come «parente spirituale» dei detentori del potere del tempo. Grete De Francesco ribatté allora con un'osservazione che costituisce un monito irrinunciabile per la nostra epoca e racchiude, insieme, la stringente attualità della sua opera: i ciarlatani non sono i predecessori dei criminali politici poiché non presentano «caratteristiche tipicamente criminali nel loro carattere», tuttavia non vi è criminale politico che non usi «metodi specificamente ciarlataneschi» per raggiungere i suoi obiettivi.
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Anno edizione:2021
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Serena 30 dicembre 2024Il potere del ciarlatano, breve enciclopedia dell’impostura
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