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Con questo libro ho potuto conoscere una porzione di storia, l'Holodomor ovvero l'olocausto ucraino che segnò la morte di milioni di contadini ucraini per conto di Stalin che per punirli ne volle la sottrazione del grano e la conseguente denutrizione. Il romanzo narra delle vicende di una famiglia disperata per la mancanza di cibo ed un ambiente esterno orribile e devastante. Difficile la lettura di questo romanzo, molto lento ma comunque in grado di fornire delle informazioni che solo un testimone oculare può dare.
Holodomor, conosciuto anche come l’Olocausto ucraino, è il nome della carestia che gravò sull’Ucraina dal 1929 al 1933, provocando una vera e propria ecatombe, con milioni di morti. Tuttavia, chiamare carestia la mancanza di grano ha quasi il sapore di una beffa, poiché non si trattò di scarsità del raccolto, ma di sottrazione dello stesso per ordine e volere di Stalin, che in tal modo intendeva punire i contadini ucraini per il loro scarso entusiasmo alla pratica della collettivizzazione. La fine della proprietà privata della terra, la deportazione in Siberia dei tanti piccoli proprietari terrieri già di per sé comportò una riduzione della produzione agricola, ma la pressoché integrale requisizione della stessa segnò la fine di milioni di esseri umani. Parlare di genocidio o di olocausto non pare proprio eccessivo quando si consideri che le vittime sono state stimate (dati certi è impossibile averne) in circa 3,5 milioni. Non scrivere, quindi, di un simile fatto è sbagliato, perché è giusto che la gente conosca quanto fosse un “Paradiso” il regime staliniano e anche per rispetto e giustizia verso quelle persone (uomini, donne e bambini) decedute per denutrizione. Lo fa un ucraino, Vasyl’ Barka, non con un saggio storico, ma con un romanzo, appunto Il principe giallo, e considerato che all’epoca dei fatti lui non solo era presente, ma era maggiorenne, e quindi in grado di capire, nell’opera è profusa questa caratteristica di testimone oculare che, se ben strutturata, avrebbe potuto dare lustro al romanzo, ma purtroppo non è stato così. Questo libro, potenzialmente interessante ed avvincente, presenta tante e tali lacune da renderne ben poco gradevole la lettura. La struttura poco equilibrata, le inutili lungaggini in certe descrizioni, il ritmo di una lentezza esasperante, anziché attrarmi, mi hanno respinto; in particolare ho trovato un’accentuazione della grevità tipica dei narratori dell’est europeo, senza che tuttavia lo spessore del discorso sia di particolare rilievo. Insomma, per farla breve, le mie aspettative sono state ampiamente deluse.
La pubblicazione de «ll principe giallo» di Vasyl’ Barka, accende una piccola luce su uno degli orrori più grandi del Novecento, l’Holodomor lo sterminio per fame dei contadini ordinato da Stalin nel 1932-33. Un olocausto praticamente sconosciuto nonostante abbia causato la morte di non meno di sei milioni di persone, quattro delle quali in Ucraina e due nel resto dei paesi facenti parte della Russia bolscevica. Questo secondo i calcoli demografici più prudenti in quanto altri studiosi stimano le vittime tra gli 8 e i 10 milioni. Tenuto nascosto dai suoi esecutori, avvantaggiati dalla scarsità dei mezzi di comunicazione e dalla disattenzione complice delle potenze europee dell’epoca, dopo la seconda guerra mondiale l’Holodomor è passato sotto silenzio forse anche per evitare l’affiancamento all’orrore della Shoah. Nell’autunno del 1932 per stroncare la resistenza dei contadini alla collettivizzazione forzata delle terre che cancellava ogni iniziativa economica privata e ripristinava di fatto l’asservimento servile, i bolscevichi avviarono una sistematica requisizione di tutti i prodotti della terra determinando la morte per fame della popolazione rurale. I generi alimentari e gli animali da pascolo e da cortile furono requisiti dai membri delle organizzazioni di partito e accentrate in luoghi di raccolta difesi dall’esercito. Il tutto accompagnato da deportazioni di massa, spoliazioni, uccisioni. Quando le poche scorte che i contadini erano riusciti a nascondere ai loro carnefici si esaurirono, interi villaggi cominciarono a morire: prima i più deboli, vecchi e bambini, infine gli adulti. In principio i morti venivano sotterrati ma presto rimasero ammucchiati nelle strade, nei cortili e infine nelle isbe. Chi aveva cercato rifugio nelle città era rimandato indietro dai soldati e, già stremato, periva lungo la strada. La trama del romanzo è basata sui ricordi diretti della tragedia e sui particolari che l’autore ha continuato a raccogliere fino alla stesura del testo che è del 1958. Nato nel 1908 a Solonycja e morto nel 2003 a Liberty nello stato di New York, Vasyl’ Barka pubblicò i suoi primi lavori nel 1930 per i quali fu accusato di «nazionalismo borghese». Nel 1943 emigrò in Germania, per trasferirsi prima in Francia e poi negli Stati Uniti. «ll principe giallo» uscì nel 1962 e gli valse due candidature al premio Nobel per la Letteratura. Nel 1991 il regista ucraino Oles Jan?uk ne ha tratto il film Holod-33, purtroppo mai giunto sui nostri schermi. Il racconto è incentrato sulle vicende della famiglia Katrannyk, sulla sua esistenza dolorosa in una casa fredda, sulla ricerca disperata del cibo, sui tentativi di uscire dal villaggio durante i quali si dispiega il tetro spettacolo della morte di massa: «Debilitate dalla fame e dal freddo, avvolte in stracci come fantasmi grigi, le persone si trascinavano percosse dal vento pungente verso la città, lungo strade innevate, nella speranza di recuperare qualcosa da mangiare. E non riuscivano a trovare niente. Neanche un pezzetto di pane, fatto da loro e a loro sottratto. Cadevano in massa sul selciato, a morire nelle neve sporca di fango». «Signore, è la peste questa?» chiede il piccolo Katrannyk a un vecchio scheletrico incontrato nel campo. «No, figliolo, è lo Stato. Scappa via di qui». Lo stato sovietico la cui azione per Barka è quella di un demone uscito dall’oltretomba, come il Principe giallo narrato da Gogol.
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