E’ una raccolta di racconti, piccole storie delle vite banali degli abitanti della cittadina (immaginaria) di Winesburg in Ohio, e rese famoso il suo autore, Sherwood Anderson, ex direttore di una fabbrica di vernici in Ohio convertitosi alla scrittura a seguito di una profonda crisi esistenziale. Pubblicato nel 1919, questo libro divenne presto un cult, tanto da essere paragonato all’antologia di Spoon River di Masters. I racconti sono tanti ma si leggono come un romanzo perché la storia di ogni personaggio è in qualche modo collegata a quella di George Willard, giovane cronista del giornale locale, che funge da filo conduttore e colonna portante dell’opera. Lo stile è scarno ed essenziale, pur nella descrizione precisa e minuziosa di ambienti, fatti, persone, caratteri. Leggendoli, si entra nella semplice realtà rurale di una qualsiasi cittadina del Midwest degli Stati Uniti del primo novecento. Dei personaggi, magnificamente descritti, si percepiscono i sogni, la loro dura realtà quotidiana, le solitudini, le incomprensioni, i silenzi o le poche ed essenziali parole. E ci si sente in compagnia di altri grandi autori americani che hanno fatto dell’ essenzialità il proprio stile distintivo. Lo consiglio.
