La recita di Bolzano - Sándor Márai - copertina
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Letteratura: Ungheria
La recita di Bolzano
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Descrizione


"Che cosa aspetti a infilarti il costume, vecchio commediante, illusionista appassito? Il ballo in maschera sta per cominciare." Il libertino quarantenne ha un gusto amaro in bocca, e la stanza è piena di ombre: sono le ombre della sua giovinezza. Ma ha un contratto, e deve rispettarlo. Dov'è la lettera che gli ha mandato Francesca? "Devo vederti" ha scritto. Oh, non sarà né la prima né l'ultima che riceve da una donna sposata. Questa, però, è stata scritta dalla sola donna che un giorno ha creduto di amare (e lui, per paura di quell'amore, è fuggito). Per di più gliel'ha portata il marito in persona: Sua Eccellenza il conte di Parma.

Dettagli

11 maggio 2005
264 p., Brossura
Vendégjáték Bolzanóban
9788845919756

Valutazioni e recensioni

  • Il libro inizia con la fuga di Giacomo Casanova dal carcere di Venezia, fatto realmente accaduto. Casanova si ferma per qualche giorno a Bolzano, preceduto dalla propria fama è accolto dalla cittadina con un misto di curiosità, ammirazione e timore. Il soggiorno sembra breve ma il destino è bizzarro e Casanova scopre che in città vive Francesca, suo amore passato, ora moglie del Conte di Parma. Giacomo pensa di poter riallacciare i rapporti con Francesca, anche per consumare una storia che era stata troncata proprio dal Conte, una storia rimasta in sospeso, conclusa ma non finita. Ma il Conte (uomo molto anziano e orgoglioso) va da Casanova e gli propone in cambio del suo denaro e del suo appoggio di recitare una parte per far guarire Francesca da questa "malattia": Conosciamo tutti (spero) la bravura di Marai nei monologhi lunghi, dove fa dire delle cose bellissime ad uno dei protagonisti e subito dopo, nel monologo successivo fa dire l'esatto contrario all'altro protagonista. Nelle "Braci" è sempre stato il Generale a parlare, mentre l'amico ascoltava; qui parlano a lungo tutti e tre: Casanova, Il Conte, Francesca. Marai prende il personaggio Casanova e lo modella a suo piacimento, pur lasciando certe caratteristiche storiche. Lo invecchia un poco, lo imbruttisce molto, facendone un uomo fisicamente un po’ grottesco. Il tema (molto caro allo scrittore) è il triangolo amoroso. Fine conoscitore dell'animo umano, non si risparmia nel descrivere certi particolari sgradevoli: qui per esempio è l'egoismo che fa da padrone. I personaggi di Marai sono tutti infelici, perché sono alla perenne ricerca di un appagamento impossibile. In tutti i suoi libri c'è il passato che ritorna. Un passato mai risolto e mai dimenticato, perché sono incapaci di uscire dal cerchio illusorio dell'amore come unico rimedio alla fatica di vivere. Questi uomini e queste donne aspettano con pazienza anni per riuscire ad imporre un nome a quello che provano, che non è sempre amore, anzi non è solo amore...

  • Sara De Carlo

    Casanova non è un uomo come gli altri, è detto palesemente nel libro: non è bello in modo convenzionale e non è neanche semplicemente affascinante, è qualcosa di più, di diverso, di raro; ma è pur sempre un uomo, un essere umano, e come tale ha una spinta sconosciuta che lo muove ma che nel suo caso non riesce a concretizzare. Questa spinta è l'amore, l'amare incondizionatamente, in maniera disinteressata, unica e senza riserve, una sola donna. L'idea del romanzo è che forse tale donna esiste anche per Casanova, ma non è detto che il suo destino la preveda realmente nella sua vita. Nel racconto c'è la parte più ideale e pura della vita, l'amore appunto, ma anche il suo aspetto più concreto, terreno, pratico, che qui prende le sembianze di un contratto. Lo stile è magistrale, bellissimo. La capacità di rendere le scene, i personaggi e le vicende in maniera chiara e limpida nella mente è impeccabile. L'unica pecca che personalmente ho riscontrato sono un paio di dialoghi, uno in particolare (quello del Conte), che più che dialoghi sono monologhi pur essendoci (in teoria) un secondo interlocutore, il quale però non parla e non interviene quasi mai per l'intero capitolo e, quindi, per l'intero dialogo-monologo. Questi dialoghi-monologhi li ho trovati poco realistici. Eccezion fatta per questo particolare, abbiamo a che fare con un'opera davvero bellissima.

  • Cos'è davvero l'amore? Ha una sola faccia, un solo corpo? O è una creatura inafferrabile, sfaccettata, complessa e, forse, non di questo mondo? I vari volti del sentimento più celebrato e misterico si alternano sul palcoscenico allestito da Marai con il consueto nitore di scrittura e costruzione; e persino "Giacomo", colui che più di tutti ha vissuto l'amore al punto di "insegnarlo" (come effettivamente accade in alcune delle pagine più briose del romanzo) dovrà dichiararsi questa volta sconfitto. Uno di quei romanzi capace di regalare un sapore nuovo ad ogni lettura.

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Foto di Sándor Márai

Sándor Márai

1900, Košice (Ungheria)

Scrittore, poeta e giornalista ungherese. Nato nell’odierna Kosice, in Slovacchia (allora parte dell’Impero austro-ungarico), divenne collaboratore della «Frankfurter Zeitung». Nel 1928 si trasferì a Budapest dove, nel corso del ventennio successivo, pubblicò numerosi romanzi in lingua ungherese (I ribelli, 1930; Le confessioni di un borghese, 1934; Divorzio a Buda, 1935; L’eredità di Eszter, 1939; La recita di Bolzano, 1940; Le braci, 1942) che si soffermano, con prosa musicale, a indagare le pieghe più intime di personaggi che incarnano il malinconico disfacimento della mitteleuropa. Benché premiate dal successo, le sue opere vennero bollate come «realismo borghese» dall’intellighenzia del nuovo regime comunista:...

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