Un giorno, sui 50 anni, Arthur Schnitzler comprese di essere diventato, agli occhi degli altri, un vecchio. Il suo corpo, negli anni, era cambiato. Non era più il bel corpo di un tempo, ma, tutto sommato, si trattava comunque di un insieme di difetti tollerabili. Eppure gli altri non erano altrettanto comprensibili verso il suo corpo. La sentenza fu cinica, improvvisa e senza appello: vecchio, vecchio, vecchio! La leggeva negli occhi delle donne, che fuggivano disgustate da quell'uomo decrepito che faceva loro ridicole galanterie. Fu in quel momento storico che scoprì una affinità "e-lettiva" con Giacomo Casanova. Il veneziano, passato alla storia come il più grande seduttore di tutti i tempi, scrisse, nel Castello di Dux le celeberrime memorie, ove riportò alla memoria le sue avventure sentimentali più rocambolesche. Se analizzassero le pagine autentiche di quel manoscritto, vi troverebbero, tuttavia, più lacrime che inchiostro. Quel memoriale, infatti, era lo spazio dove si rifugiava quell'uomo che un tempo fu libertino, diplomatico, giocatore d'azzardo, politico, filosofo e alchimista, e ora, invece, bisbetico, brutto, sdentato, sbeffeggiato dai servi e mantenuto per pietà. Il ritorno di Casanova, ispirato dunque alle pagine - rifugio del veneziano, fu, a sua volta, il mezzo con il quale Arthur elaborò le proprie sofferenze. Richiamato a Venezia dopo il lungo esilio, Casanova adocchia una bellissima donna, figlia di una sua vecchia fiamma estinta. Lo spirito del cacciatore non si è mai sopito, ma già il primo sguardo della ragazza gli rivelerà che Casanova è oramai una vecchia leggenda. Vecchia, appunto. "Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria" (Dante Alighieri, L'inferno)
Il ritorno di Casanova
Giacomo Casanova, Cavaliere di Seingalt, giunto a cinquantatré anni, ormai stanco di avventure erotiche e di traffici politici, sente sempre più forte il bisogno di ritornare nella sua città, Venezia, da cui tanti anni prima era fuggito con la sua mirabolante evasione dai Piombi. Ma, proprio quando la meta è vicina, il destino gli fa incontrare la giovanissima Marcolina, non ancora ventenne eppure dotta studiosa di matematiche superiori e lucida illuminista. Questa donna, che lo guarda con una freddezza che Casanova mai prima aveva visto in uno sguardo femminile, lo costringe a gettarsi perdutamente in un intrigo rovinoso. E, proprio in quell’avventura, gli balena l’immagine di una felicità incomparabile, che vince di sorpresa la sua cinica sapienza: un’immagine che gli si mostra per negarsi poi subito e abbandonarlo, come un’ultima beffarda apparizione della vita. Arthur Schnitzler, il magistrale evocatore della Vienna leggera e crudele degli ultimi anni absburgici, rivela in questo breve romanzo, che è forse la sua opera più segreta e personale, tutta la sua chiaroveggenza psicologica – quella per cui Freud gli scrisse che temeva di incontrarlo in quanto riconosceva in lui il suo Doppio. Una trama maliziosa, che potrebbe apparire di sfuggita in un capitolo delle "Memorie" di Casanova, si dilata qui in un feroce scontro fra Amore e Morte, che viene a porre un sigillo sinistro su questa tappa della carriera di un libertino, ormai segnata dall’angoscia della fine. Come nell’"Andreas" di Hofmannsthal, il décor settecentesco, che Schnitzler ricostruisce con sovrana eleganza, accoglie in una luce d’autunno, nitida e sensuale, un teatro di maschere dietro cui si intravede un mondo di quasi insostenibile dolcezza e crudeltà, quale doveva apparire, in uno sguardo di congedo, al limpido occhio nichilistico dello Schnitzler maturo. E tale è la forza e la precisione musicale del racconto che, senza bisogno che vengano additati, vi affiorano naturalmente i suoi temi: l’impossibilità di ogni ritorno e di ogni unione con se stessi, la lotta con il proprio Doppio, la certezza che il principe degli ingannatori è anche il primo degli ingannati, infine che l’inganno è l’unica forma in cui la vita si offre. "Il ritorno di Casanova" è apparso per la prima volta nel 1918.
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Contedisaintgrafe 30 aprile 2023Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria"
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kafka98 30 settembre 2022Stupendo
Vale la pena leggerlo! La scrittura di Schnitzler è piacevolissima e irresistibile
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Sonia Mori 16 maggio 2018
"Il ritorno di Casanova" é un racconto breve di Arthur Schnitzler, pubblicato nel 1981. Ispirandosi a Casanova, Schnitzler gli dedica questo libro immaginando l'ultima avventura del grande seduttore, prima del suo rientro a Venezia. Viene ospitato da una famiglia di Mantova cinque giorni prima della sua partenza e si invaghisce di una giovane studentessa, Marcolina. Nonostante l'età avanzata, Casanova farà di tutto per conquistarla prima della partenza per Venezia. In questo libro è interessante come Schnitzler ricostruisce l'ambiente settecentesco caratterizzato da carrozze, scommesse di gioco e duelli fino alla morte per la conquista dell'onore e dell'amore. Inoltre, è presente la non accettazione della vecchiaia e la forte nostalgia del passato. Interessante, invece, dal punto di vista della tecnica narrativa, l'alternarsi della voce Narrante in terza persona, con monologo interiore del personaggio. Un bellissimo racconto che deve essere letto, che fa riflettere, completo di tutti quegli ingredienti letterari che tengono alta la concentrazione del lettore.
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