Il sacrificio di Hegel
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È nel cuore del movimento del destino tragico che si rivela l’“alba” del cristianesimo, la sua possibilità e il suo divenire, la sua condizione e il suo futuro. E questo movimento non può e non deve essere del tutto estraneo alla bella totalità greca. Infatti, secondo Hegel, non si può dire che ci sia stata una “nascita” del cristianesimo. Il cristianesimo è sempre stato in divenire, ed è nel e attraverso il suo divenire che diventa. Tale è la forza della sua eventualità. Il cristianesimo non è un fulmine a ciel sereno che cambia tutto. Al contrario, il suo evento, ciò che rende il cristianesimo l’unico evento autentico, è che quando accade, riconosciamo che, in realtà, c’è sempre stato. Ma come è possibile? Come comprendere la “doppiezza” insita nel cristianesimo, cioè il fatto che esso sia giunto alla filosofia come una rivelazione, ma, allo stesso tempo e simultaneamente, il fatto che questa rivelazione fosse già da sempre a fondamento onto-teo-teleo-logico del filosofare? La risposta di Hegel è che l’identità filosofico-cristiana è sempre già alla prova del proprio auto-spostamento. E c’è qualcosa di unico in questo che non può essere estraneo alla questione della Storia. Prefazione di Bensussan Gérard.
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Anno edizione:2025
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