Scrivere per gli italiani nell'Italia post-unitaria
Sono qui proposti undici saggi che hanno come tema portante l'italiano scritto di autori otto-novecenteschi, di diversa estrazione culturale e linguistica, per lo più in prima istanza dialettofoni e/o dialettografi: Luigi Capuana, Luigi Pirandello, Vitaliano Brancati, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Ercole Patti, Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo e Gesualdo Bufalino; tutti scrittori per i quali, fatta eccezione per il toscano Dino Campana, l'uso della lingua nazionale ha costituito uno storico problema risolto con esiti diversi e con diversa consapevolezza teorica. Un'occasione, dunque, per osservare in prospettiva linguistica opere di grande valore letterario - da "Scurpiddu" a "L'amica delle mogli", dai "Canti Orfici" a "Il bell'Antonio", passando per "Il Gattopardo" e "Un bellissimo novembre" - per analizzare, in un'ottica descrittivista, la stratificazione della lingua scritta nei suoi vari livelli (grafia, fonologia, morfologia, sintassi, lessico, testo, ecc.) e nelle sue diverse varietà (di italiano letterario, medio, regionale, popolare, di mistilinguismo, ecc.), non di rado allo specchio con le giustificazioni teoriche e auto-analisi delle scelte dei vari autori.
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Anno edizione:2013
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