Il senso dei luoghi. Memoria e storia dei paesi abbandonati. Nuova ediz.
A quasi vent’anni dalla prima edizione, torna in libreria con
una nuova introduzione il libro più importante di Vito Teti.
«Ho camminato a lungo tra questi paesi, ho guardato, fotografato, registrato; ho costruito relazioni d’amicizia, di rispetto, di fiducia, sia con quei pochi uomini che erano rimasti, sia con quelli che erano andati via e che, a volte da città lontane, a volte soltanto dalle marine, e magari solo il giorno della festa, vi ritornavano. Con pazienza, ho provato a costruire uno sguardo che mi consentisse di vedere, di capire, di raccontare tutto ciò che di fatto esisteva come voce, come memoria, come mito, come gioia e a volte come dolore, in uno spazio che solo la stanca abitudine ci faceva percepire come vuoto».
Contro ogni apparenza, i luoghi abbandonati non muoiono mai. Si solidificano nella dimensione della memoria di coloro che vi abitavano, fino a costituire un irriducibile elemento di identità. Vivono di una loro fisicità, di una loro corposa e materiale consistenza. Si alimentano di uno spessore doppio e riflesso. Pretendono non la fissità, ma al contrario il movimento, il percorso fisico e mentale di una loro continua riconquista. In questo libro, scritto con la sapienza fine e distillata dell’antropologo, con la tenacia del testimone e con la passione dello scrittore, Vito Teti porta ad evidenza e ricompone per intero tutti i suoi percorsi di vita. L’oggetto – ma sarebbe più proprio dire «il soggetto» – sono i paesi abbandonati di Calabria, ripercorsi col passo lento e misurato della riappropriazione in ogni loro più densa e nascosta sfumatura: case capanne e grotte, alberi sabbie e pietre, acqua nuvole e vento. Ma si sbaglierebbe a chiudere questo libro entro una dimensione angustamente geografica. I paesi abbandonati, osserva Predrag Matvejević nella postfazione a questo volume diventato di culto e giunto alla sua quarta edizione, «sono un luogo assai più vasto della regione a cui questo libro è dedicato. Sono il luogo di una poetica». È una poetica dell’abbandono e della riappropriazione che ha l’effetto di una potente memoria di ogni luogo comune. Vige, a proposito dei paesi abbandonati, uno strano sentimento, superficiale e compassionevole. Questi luoghi, si pensa in genere, non hanno senso: non hanno più senso, se mai ne hanno avuto uno. E invece, c’è un senso in questi luoghi. Un senso per sentirli. Un senso per capirli. Un senso per percorrerli, che è quello doppio del partire e del tornare.
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Anno edizione:2022
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