Che dire, un umorismo spietato al servizio di una penna affilata capace come poche di scavare nelle pieghe delle famiglie borghesi e trovare lo sporco, quello nascosto, quello che però accomuna tutte le famiglie, anche se poi, citando qualcuno, ognuna è infelice a modo suo, capace di farti ridere e di commuoverti subito dopo. È sempre un piacere leggere questa autrice
Serge
«In un’epoca dove sempre più si restringe il campo delle cose di cui si può ridere, Reza non rispetta niente: né la famiglia, né il matrimonio, né la donna, né il cancro – e nemmeno, sacrilegio!, i viaggi “turistici” ad Auschwitz» – Franz-Olivier Giesbert
«Reza, come sempre, riesce a restituirci le piccolezze della natura umana, le nevrosi famigliari, il bilico scandaloso di tutto quello che dovremmo – o vorremmo – tacere e che affiora a tradimento, attraverso uno stile che sembra aver affinato alla perfezione: approcciarsi alla verità tramite gli infiniti inciampi delle voci che mette in scena.» – Veronica Raimo, Tuttolibri - La Stampa
«Non cerco di idealizzare l’uomo. Tanto meno di sminuirlo, ovviamente. Voglio soltanto parlare della sua impotenza, della sua incapacità a uscire da se stesso. Calare i personaggi in un contesto “sacro”, in un’ambientazione storicamente carica di tragedia, e vederli andare avanti con i loro piccoli litigi, le loro piccole meschinità – cioè le cose grandi e le cose piccole di tutti i giorni, e il fatto che siano quelle piccole a prendere il sopravvento è sempre stato il mio tema. Il piccolo che supera il grande. Le cose ordinarie che superano quelle eccezionali.» – Yasmina Reza, intervista a La Stampa
Yasmina Reza possiede un orecchio assoluto per «la musica degli uomini e delle donne», e il talento di riprodurla creando personaggi indimenticabili, di cui mette a nudo i lati comici non meno di quelli patetici. Senza sarcasmo, tiene a precisare lei stessa, ma con profonda empatia, poiché tutti sono minacciati dall’insignificanza e dalla malinconia, dallo sfacelo della vecchiaia e dal tempo, che incessantemente ci sottrae la memoria pur non riuscendo a cancellarla completamente. Ed è così anche in questo romanzo, che ci fa entrare nel cuore di una famiglia di origini ebraiche, i Popper, e più precisamente nei complessi, e non di rado conflittuali, legami fra tre fratelli: Jean, il narratore, «quello di mezzo», cresciuto all’ombra del maggiore, il Serge del titolo, un cialtrone bigger than life, inconcludente, superstizioso, scorbutico, scorrettissimo, fragile e seducente; infine Nana, la più piccola, moralista e petulante. E poi figli, nipoti, mariti, ex amanti, a formare un intreccio di voci corrosivo e scintillante. Le tensioni culmineranno in una resa dei conti che avverrà nel corso di una visita ad Auschwitz, tra orde di «gente in tenuta semibalneare, canottiere, sneakers colorate, pantaloncini, tutine, abitini a fiori».
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Anno edizione:2022
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Ross 23 giugno 2025Yasmina Reza, una garanzia
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Valeriano 22 maggio 2025Tagliente
Le relazioni tra 3 fratelli della famiglia Popper, di origine ebraica a Parigi. Reza ci consegna un libro scritto nel suo stile diretto, tagliente, che non fa sconti. Indimenticabile la visita ad Auschwitz, dissacrante.
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Federco69 09 febbraio 2025Un punto di vista particolare
Tre fratelli di mezza età di origine ebraica vanno a visitare il campo di concentramento di Auschwitz con la figlia del primogenito, Serge per l’appunto. Le relazioni familiari si manifestano appieno, non necessariamente rinsaldandosi. Yasmina Reza offre un punto di vista assolutamente non banale su temi importanti come le relazioni familiari ma anche sulla retorica politically correct sui campi di concentramento e sull’Olocausto. Lo stile, a volte ironico, può ricordare a tratti il migliore Mordecai Richler.
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