Il protagonista del libro non è il 60enne torinese Matteo, ma la sua angoscia di vivere, Da ciò che è raccontato nel libro non se ne capisce il motivo. La narrazione è piatta, svariati episodi che potrebbero rendere interessante la storia sono raccontate con distacco e muoiono nel giro di poche pagine. Il racconto è poi un continuo susseguirsi di ostentazioni snob, di sentenze, di giudizi e di massime, mai sviluppate veramente ma buttate qua e là. Ho trovato il finale banale: l'episodio vorrebbe essere un "riscatto morale", ma non è assolutamente riuscito. L'unica cosa positiva del libro è la coerenza tra storia triste e racconto piatto. Non lo consiglio, all'interno del book club non è piaciuto a nessuna,
Sfinge
Con una scrittura elegantemente malinconica, e uno sguardo disincantato e lucidissimo sul mondo, Gabriele Di Fronzo ci regala un romanzo che oscilla tra la dimensione intima e quella universale, tra il sentimento e il rigore, l'ironia e la commozione.
«In una Shanghai che si muove tra vestigia e sogni, un romanzo svizzero come Robert Walser. Bellissimo». - Chiara Valerio
«Di Fronzo consegna ai lettori una vicenda insolita, tanto per l'ambientazione quanto per la resa stilistica, dove la scrittura pur conservando tutta la sua energia narrativa, e senza mescidazioni con la forma saggio, è strumento di conoscenza, "esperimento" [...], in cui il sospetto è che la sfinge assurga a immagine della letteratura stessa, con il suo compito di custodia, tutela, salvaguardia di un tesoro che potrebbe sbriciolarsi.» - Chiara Fenoglio, La Lettura
«La scrittura di Gabriele Di Fronzo è un concentrato di rigore ed esattezza. Il racconto è dotato di un'austera eleganza. La voce di Sfinge mi ha ammaliato.» - Mario Desiati
«La scrittura di Gabriele Di Fronzo riconcilia con l'idea che il talento è un magnifico dono che bisogna guadagnarsi sul campo.» - Marcello Fois
È da tutta la vita che Matteo Lesables accompagna in giro per il mondo statue, sarcofagi, papiri. Per il suo ultimo incarico scorta la Sfinge – un «blocco di sabbia tenuto insieme dal tempo» – fino a Shanghai, la città che più di ogni altra abita nel futuro. Lì, tra grattacieli e profezie, l’incontro con una donna gli farà capire davvero quello che ha perso quando ha scelto di restare fedele a se stesso. «In Cina c’è un proverbio per rimproverare chi non conosce il valore di quello che gli passa sotto gli occhi: Comprare un cofanetto e dare indietro le perle. Io è una vita che compro cofanetti per dare indietro le perle». Nel corso della sua lunga carriera, Matteo Lesables ha trasportato per le mostre e i musei di tutto il mondo sarcofagi, gioielli, statue, papiri, persino intere tombe, bighellonando solitario per camere d'albergo e serate di gala. Questo viaggio in cui accompagna in Cina l'antichissima Sfinge, fiore all'occhiello del museo di Torino, è l'ultimo incarico delicato prima di avviarsi verso il congedo. Ma una settimana a quelle latitudini è piú rivelatoria e pericolosa di una vita intera: nel formicaio di Shanghai, Lesables incontra una donna. Qualcosa, nello sguardo, nel corpo e nei movimenti di Qi - «un'aria di malizia negli occhi che mi fa sospettare una certa dose di mistificazione anche nei discorsi piú sinceri» - lo riporta al passato, a rimpianti e tenerezze che credeva di aver insabbiato per sempre. In particolare la presenza di quella donna gliene ricorda un'altra, Sara: l'amore perduto per orgoglio, o per poco coraggio, o perché a volte proprio non si ha la stoffa per essere felici. Insieme a Qi berrà piú di un bicchiere di vino, osserverà un uragano abbattersi sulla città dalla finestra del suo hotel, nuoterà tra le antiche rovine della Grande Muraglia sommersa e - suo malgrado - si troverà al centro di un intrigo eco-terrorista. Quest'ultima trasferta, per Lesables, sarà l'occasione per spingere un po' piú lontano la solitudine a cui si è condannato, e onorare finalmente una promessa non mantenuta.
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Anno edizione:2025
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Giusilm 22 luglio 2025Angoscia e ostentazione
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vsddd 19 maggio 2025sfinge
Che libro! Seguiamo la Sfinge, nel suo viaggio da Torino a Shangai. L'accompagna Matteo, ormai alla soglia dei sessant'anni, ed è l'ultima di una lunga lista di opere d'arte che ha portato in giro per il mondo, ultimo giro all'interno della sua memoria, dei suoi inevitabili amori e delle non evitabili nostalgie. Ho imparato molto da questo romanzo. Perché finalmente ho letto un romanzo ottimamente scritto, con una trama funzionale e intelligente e interessante e piena di spunti e scorrevole ma allo stesso tempo un romanzo denso, che si sofferma sui pensieri e sulle parole e poco sulle opere e molto sulle omissioni. 'Le coincidenze sono miracoli: puoi crederci o meno, ma non puoi rischiare di fraintenderle' E io ho letto questo libro per coincidenza ma, giuro, non l'ho fraintesa perché ho, finalmente, trovato un libro davvero bello, non solo marketing, scritto da un giovane (più o meno) autore e pubblicato da Einaudi che, finalmente, sembra che con sto libro sia tornata a fare il suo lavoro. È tutto giusto: lo stile, la storia, la lingua, le idee, non ho niente da contestare nemmeno all'editing (chi l'ha fatto? perché non lo scrivono mai sui libri?). Di Fronzo mi ha colpito, capita raramente. Ha scritto un romanzo che mi ha commosso moltissimo, in molti punti, in molti momenti e io non piango quasi mai, tantomeno sui libri. Volevo non finisse ed è stato letto in un momento della mia vita in cui l'invecchiare ha un peso, come per Matteo, in cui i ricordi si mischiano alla nostalgia e ai rimpianti. In cui le persone scompaiono, la vita cambia, la stanchezza arriva prima e odori la fine, i finali, e hanno un odore diverso e non sai capire quale.
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