Silii Italici, poetae Clarissi MI, De bello Punico libri septemdecim - Gaius Silius Italicus - copertina
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Silii Italici, poetae Clarissi MI, De bello Punico libri septemdecim
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8vo (mm. 121x71). 430, (2) pp. Segnatura: a-z⁸ A-D⁸ (D8 bianca, al verso annotazioni coeve). Marca tipografica al frontespizio (“virtute duce, comite fortuna”), piccola abrasione che intacca parzialmente il nome dell'editore. Iniziali manoscritte intrecciate sul margine inferiore del frontespizio. Iniziali xilografiche e testo in corsivo romano ad ampi margini; prefazione di Francesco Torresano. Presenti alcune sottolineature e annotazioni marginali coeve. Rilegato in pelle moderna con impressioni a secco in oro ai piatti e al dorso, tagli dorati. Graziosa edizione tascabile uscita dai torchi del Gryph del De Bello punico. Tiberio Cazio Asconio Silio Italico, noto come Silio Italico, è stato poeta, avvocato e politico romano; nonché autore dei Punica (Punicorum libri XVII), il più lungo poema epico latino pervenutoci (12.202 versi). Silio scrisse i Punica, un poema storico in diciassette libri, anche se secondo una parte della critica il testo sarebbe incompiuto in quanto si ipotizza un progetto originario in diciotto libri, parallelo alle dimensioni degli Annales di Ennio. I Punica sono il più lungo poema della letteratura latina a noi pervenuto, che raccontano la seconda guerra punica dalla spedizione di Annibale in Spagna al trionfo di Scipione dopo Zama. La disposizione annalistica testimonia la sua volontà di ricollegarsi alla terza decade di Livio; ne recupera infatti la cornice architettonica del modello: colloca dopo il proemio il ritratto di Annibale e chiude, come Livio, con l'immagine del trionfo di Scipione. L'opera fu concepita quale continuazione ed esplicazione dell'Eneide virgiliana; la guerra di Annibale è, di fatto, vista come la continuazione di Virgilio, originata dalla maledizione di Didone contro Enea, mentre dal poema virgiliano Silio restaura la funzione strutturale dell'apparato mitologico, anche se lo stravolgimento antifrastico della provvidenza virgiliana è sostituito da un'epopea dal finale rassicurante. Lo stile delle Puniche sembra influenzato dal gusto del tempo: barocco, dove scene macabre sono unite al modello epico mitologico, con banali riflessioni etiche. L'opera di Silio Italico è importante soprattutto per la quantità di informazioni storiche e mitologiche. Cfr. Silio Italico, L'enciclopedia libera; IT\ICCU\BVEE\017245.

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<p>8vo (mm. 121x71). 430, (2) pp. Segnatura: a-z⁸ A-D⁸ (D8 bianca, al verso annotazioni coeve). Marca tipografica al frontespizio (“virtute duce, comite fortuna”), piccola abrasione che intacca parzialmente il nome dell'editore. Iniziali manoscritte intrecciate sul margine inferiore del frontespizio. Iniziali xilografiche e testo in corsivo romano ad ampi margini; prefazione di Francesco Torresano. Presenti alcune sottolineature e annotazioni marginali coeve. Rilegato in pelle moderna con impressioni a secco in oro ai piatti e al dorso, tagli dorati.</p> <p>Graziosa edizione tascabile uscita dai torchi del Gryph del <em>De Bello punico</em>. Tiberio Cazio Asconio Silio Italico, noto come Silio Italico, è stato poeta, avvocato e politico romano; nonché autore dei <em>Punica</em> (<em>Punicorum</em> libri XVII), il più lungo poema epico latino pervenutoci (12.202 versi). Silio scrisse i <em>Punica</em>, un poema storico in diciassette libri, anche se secondo una parte della critica il testo sarebbe incompiuto in quanto si ipotizza un progetto originario in diciotto libri, parallelo alle dimensioni degli <em>Annales</em> di Ennio. I <em>Punica</em> sono il più lungo poema della letteratura latina a noi pervenuto, che raccontano la seconda guerra punica dalla spedizione di Annibale in Spagna al trionfo di Scipione dopo Zama. La disposizione annalistica testimonia la sua volontà di ricollegarsi alla terza decade di Livio; ne recupera infatti la cornice architettonica del modello: colloca dopo il proemio il ritratto di Annibale e chiude, come Livio, con l'immagine del trionfo di Scipione. L'opera fu concepita quale continuazione ed esplicazione dell'Eneide virgiliana; la guerra di Annibale è, di fatto, vista come la continuazione di Virgilio, originata dalla maledizione di Didone contro Enea, me

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