Questo romanzo (poco più di un racconto lungo, a dire il vero) colpisce per due ragioni. La prima è che sia narrato in prima persona dal punto di vista di una donna, ma scritto da un uomo. Operazione splendidamente riuscita. La seconda è che l'autore sia riuscito ad infondere una così stupefacente voglia di libertà e di vita ad una protagonista di... 70 anni! La storia è esile eppure d'acciaio, come la sua protagonista. Ellinor, rimasta vedova per la seconda volta, se ne infischia del parere della famiglia e lascia la sua agiata vita di sempre per tornare a vivere nel sobborgo malfamato della sua infanzia. Un atto che a tutti appare insensato, ma che per lei non è altro che un tornare ad essere se stessa "dopo aver vissuto in esilio la vita di un'altra donna". E' anche un atto dovuto, per riuscire a superare il lutto della perdita dell'amato marito, per poter ricominciare in un luogo in cui "non aspettarsi in ogni momento di vederlo apparire, o di sentirne la voce." Ed è, infine, una presa di coscienza, tanto liberatoria quanto spaesante. Uno strano "romanzo di formazione" quasi al contrario, questo che Grondhal ci racconta. Pieno di dolore, amarezza, ma anche di speranza, perdono e redenzione. Un romanzo d'amore e morte, e che c'insegna come si possa arrivare ad accettarli entrambi, serenamente, senza rimpianti, senza affannarsi tanto a spiegarli, a trovarvi dei significati metafisici, ma soltanto col "senno di poi" della vecchiaia. O della dura esperienza. Grondhal, insomma, attraverso la voce della sua indimenticabile Ellinor, ci dice che, in fondo, "la vita non è un problema da risolvere. Ma un mistero da vivere".
Spesso sono felice
Può una donna decidere di cambiare vita a settant’anni? Secondo Ellinor, sì. Anche se ha sempre lasciato che fossero le circostanze a scegliere per lei, appena rimasta vedova abbandona gli agi dei sobborghi di lusso per tornare nel quartiere operaio del centro di Copenaghen dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza. Il quartiere è cambiato: adesso ci sono le prostitute, i pusher e gli hipster, ma a lei non importa, le importa solo che dalle finestre della sua nuova casa si veda il portone di quella in cui ha vissuto da bambina. In una lunga lettera alla sua migliore amica, morta tanti anni prima, fa il bilancio della propria vita, segnata da inganni e tradimenti, da dolori e lutti, e da un grande, terribile segreto. Con una scrittura incisiva ed elegante Jens Christian Grøndahl scava nel profondo dell’animo femminile restituendoci, attraverso l’appassionante ritratto di una donna fuori dagli schemi, un affresco della borghesia danese.
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Lingua:Italiano
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MARICA BENAZZI 07 marzo 2017
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